Libro di proverbi

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Proverbii italiani

Ridotti a capi per ordine d’alfabeto

A. Abbondanza e suo contrario

[1] Se il sole mi splende non curo la luna.

[2] Non si può dire abbondanza se non n’avanza.

[3] Ov’è abbondanza, quivi è buona stanza.

[4] Grande abbondanza è del dispregio madre.

[5] Dove non è pane, non ci sta manco il cane.

[6] In casa di ferraro, non si trova martello.

[7] Iddio fa l’abbondanza e l’huomo la carestia.

[8] Il troppo nuoce, el poco non basta.

Astutia, accortezza e suo contrario

[1] Non basta saper rubbare bisogna sapere nascondere.

[2] Savio è colui che all’altrui spese impara.

[3] Cui serpe morse, lacerta teme.

[4] L’huomo accorto quando ancor fa del morto non si lascia far torto.

[5] Non litigare con huomo accorto se non sai certo di non haver il torto.

[6] Sa fare la scarpa conforme al piede.

[7] Conosce lo storno dalla starna.

[8] Ha mangiato il pane di molti forni.

[9] Sa fare della mano un pugno.

[10] Pare un servitore di cortigiana.

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[11] Fu prima tristo che grande.

[12] Pare una mula spagnola.

[13] È passara scappata dall’archetto.

[14] Chi lo pigliasse per lepre trovarebbe tre quarti di volpe.

[15] È uscito di pupillo.

[16] È fatto di paggio cortigiano.

[17] È tanto semplice che si mangiarebbe il cotognato.

[18] Di Portugallo per attossicarsi.

[19] Sa pigliare due colombi ad una fava.

Goffo vero

[1] Si lasciarebbe fuggire i pesci colti di mano.

[2] Non è buono al giuoco de’ noccioli.

[3] È tanto buono buono che è un buon bue.

[4] Adacqua i fondamenti della sua casa perché cresca.

[5] Semina l’achi per ricorre[re] pali di ferro.

[6] È più insipido che l’acqua d’orzo.

[7] Per parer savio si dà la sentenza contra.

[8] Doppo che gli fu spezzato il capo, s’andò a mettere la celata.

Agricultura

[1] Chi male ara, peggio miete.

[2] La presenza del padrone ingrassa la possessione.

[3] Il padrone in villa è febbre al contadino e sanità al podere.

[4] Buon seme, buon tempo e buon lavoratore fanno il gentilhuomo signore.

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[5] Ramo corto, vendemmia longa.

[6] Chi ara l’oliveto addimanda il frutto, chi lo puta lo spera, chi lo letama l’ottiene (leggi: stagioni)

[7] Chi semina cantando, miete piangendo.

Allegrezza

[1] L’allegrezza del cuore fa bel volto.

[2] Piangere per allegrezza non è bassezza.

[3] Se la vuoi viver lieto, non ti guardar dinanzi, ma di dietro.

[4] Ha il cuore nel zuccaro.

[5] Non capiere nella pelle.

[6] Tocca il cielo col dito.

[7] Si gode questo mondo e quell’altro.

[8] Iddio solo può consolare, tutto il resto è un tribulare.

[9] Nell’allegrezza non si trova fermezza.

[10] Cor contento non sente stento.

Amicitia

[1] Chi vuole amici assai, ne provi pochi.

[2] Ama l’amico col suo vitio.

[3] Più bisogna l’amico che ‘l pane.

[4] L’amicitie si fanno in prigione.

[5] Per fare un’amico basta un bicchier di vino, per conservarlo è poco una botte.

[6] È meglio un buono amico che cento parenti.

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[7] Un nemico è troppo, cento amici non bastano.

[8] Amico da starnuti: che al più che ne cavi è un ‘Dio t’aiuti’.

[9] L’amico si conserva con tre cose: honorandolo in presenza, lodandolo in assenza e aiutandolo ne’ bisogni.

[10] Non trovo amico più fidato e caro che mi sovvenga come il mio denaro.

[11] Amici di proferte assai si trova, che stanno sempre con la borsa aperta, ma se si viene all’alto della prova, chiusa è la borsa, amico non si trova.

[12] Chi è del Creator nemico non è dell’huomo amico.

[13] Quello è tuo nemico che è di tuo offitio.

[14] Al nemico purché fugga, fagli il ponte d’oro.

[15] Alla prova, raro amico si trova.

Amore

[1] Ama chi t’ama, rispondi a chi ti chiama.

[2] Amore, denari, bellezza, senno e fede sempre son manco di quel che si crede.

[3] Chi disse amore disse amaro.

[4] Nella guerra d’amor chi fugge vince.

[5] L’amante vuol quattro s: solo, savio, sollecito, secreto.

[6] Non merita amore chi non ha valore.

[7] Non arriva a godere chi non sa sostenere.

[8] La borsa dell’amante o vuota o sciolta.

<Anima est magis ubi amat, quam ubi animat>

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[9] Amore, tosse e sogna, cesar non ci bisogna.

[10] Chi ama seme, ma non senza speme.

[11] Da grande amore odio crudel poi nasce.

[12] L’amor nel petto è sprone ai fianchi.

[13] Fra i prigioni malinconia, fra gli amanti gelosia, l’amor fa molto, ma l’oro poi il tutto.

[14] Pochi per amore, molti per honore, quasi tutti per denari (cioè faticano operare).

[15] Chi ben mi vuole, ben mi sogna.

[16] Assai va invitato chi va dov’è amato.

[17] Chi guarda una volta pensa cento.

Apparenza

[1] Parere è non essere, è come ordire, e non tessere.

[2] Non è tutt’oro quel che luce.

[3] È scatola di spetiale fallito.

[4] Ha la cera di festa, i fatti da vigilia.

[5] È come la castagna, bella di fuora e dentro ha la magagna.

[6] Assai romore e poca lana, disse colui che tosava un porco.

[7] Né donne, né gioie, né tela, non pigliar mai a lume di candela.

Ardire e suo contrario

[1] Chi non s’avventura non ha ventura.

[2] Cuor forte rompe cattiva sorte.

[3] O acconsente o mostra il dente.

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[4] L’huomo codardo ad ogni bene è tardo.

[5] Faceva bene a nascer femmina.

[6] L’impastato di lepre e di coniglio.

[7] Trema d’agosto.

[8] Non può dormire senza lume.

[9] È armato di porte e di serrature.

[10] Spiritarebbe se fosse solo.

[11] La troppa prudenza del timore è semenza.

Armi

[1] L’armi de’ poltroni né tagliano né forono.

[2] Vedetelo? È più armato di paura che di ferro (dicesi d’un timido che porta armi).

[3] Arme lunga se vuoi che giunga.

[4] Mi danno più fastidio l’armi che i nemici.

[5] Per la città e per la strada non lassare la tua spada.

[6] L’arme serve a guerreggiare e per farti rispettare.

Arroganza, ambitione

[1] Se l’asino destriero esser si crede, al saltar d’una fossa se n’avvede.

[2] Già che non può mostrar de’ poderi, mostra de’ privilegii.

[3] Il più ignorante, il più arrogante.

[4] Huomo ambitioso, huomo invidioso.

[5] Troppo s’arrischia chi de proprio giuditio si assicura.

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[6] Per non meritare l’honore, basta bramarlo.

[7] Del cervello ogni uno si pensa d’haverne da vendere e da donare.

[8] Vuol passar per bel giovane con la barba bianca.

[9] Ha fatto come la cornacchia d’Isopo che si fece bella con le altrui penne.

[10] Sta sule cime degli arboli.

[11] Fa i giardini nel letto, in aria.

[12] Aspetta gl’incontri et il baldacchino.

[13] Vuol dar del naso per tutto.

[14] Non si fa insalata che non ci vogli mettere della su’ herba.

[15] Fa il bottegaio dell’eloquenza.

[16] Il camarlingo delle lingue.

[17] Il depositario delle storie.

Aspettare

[1] Aspettare è non venire, stare in letto e non dormire, servire e non gradire, son tre cose da morire.

[2] Il longo aspettare le gratie fa comprare.

[3] Piaga anteceduta assai men’ duole.

[4] Chi bene aspetta non habbia fretta.

Attentione e suo contrario

[1] Chi sta attento ha il suo intento.

[2] Ove sono dotte persone, poche parole e molta attentione.

[3] Stare in orecchie come la lepre.

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[4] Stare a casa, stare a bottega, stare con l’arco teso (vedere ‘dormendo’ per lo contrario).

[5] Havere gl’occhi nelle scarpe non ci vedere di mezzo giorno.

[6] Se non mangiasse dirci che è morto.

[7] È più grosso che non è l’acqua de’ macaroni.

[8] Ha gl’occhi di panno come Tanduno.

Avaritia e suo contrario

[1] Come la pietra è paragon dell’oro, così l’oro del huomo è paragone.

[2] Dove parla l’oro ogni lingua è mutula.

[3] L’avaro, la miglior cosa che fa, è il morire.

[4] L’avaro non ha altro amico che ‘l denaro.

[5] Risparammia il suo per consumare quel d’altri.

[6] Fa del buon compagno dove trova guadagno.

[7] Vuol vivere poveramente per essere uccellato dalla gente.

[8] Mangia pane e coltello per empire il suo borsello. È stretto in centura.

[9] Vorrebbe la pecora piena di latte e gl’agnelli pasciuti.

[10] È giudeo della berretta nera.

[11] Si scalda al forno della calcina per risparmiare le legna.

[12] Ogni cosa gli si affa.

[13] Stenta per sé e fa la robba per altri.

[14] Paga mal volentieri due volte e comincia dalla prima.

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[15] È cortese di quello che non costa.

[16] Fa della robba in una punta d’aco.

Liberalità e prodigalità

[1] Tanto è mio quanto ne godo e ne do per Dio.

[2] Chi dona al povero, presta a Dio.

[3] A chi ti può torre ciò che hai, dagli ciò che ti chiede.

[4] Darebbe fondo a una nave di sugaro.

[5] Non gli bastarebbe l’argento del Perù.

[6] Farebbe fallire il monte di Santo Giorgio di Genova.

[7] Gli parebbono pochi i tesori del re della China.

[8] Seccarebbe il mare.

[9] Ha fatto di vinti noci quaranta gusci.

[10] Ha fatto del resto.

[11] Ha finite le fatiche di suo Padre.

[12] Ha perso la virtù ritentiva.

[13] Semina di tutti i mesi e non raccoglie mai.

Avventurato e suo contrario

[1] Assai ben balla a chi fortuna suona.

[2] Ha havuto più ventura che senno.

[3] Le venture gli corrono dietro.

[4] Casca in piedi come i gatti.

[5] La nave che ha buon vento arriva presto in porto.

[6] Quando nacque era il sole nella casa di Giove.

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[7] È tagliato a buona luna.

Disgratiato

[1] Chi non è savio, patiente e forte, lamentisi di senno alla sorte.

[2] A nave rotta ogni vento è contrario.

[3] All’albero che è secco ognun grida: taglia, taglia.

[4] All’arbolo caduto tutti vi corron sopra con l’accetta.

[5] Al disgratiato grandina nel pane infin quando è nel forno.

[6] Se ‘l fiume corresse latte, non potrebbe fare un formaggio.

[7] Se fosse cappellaro, gl’huomini nascerebbono senza capo.

[8] Se cadesse all’indietro, si romparebbe con tutto ciò il naso.

[9] Non comincia fortuna mai per poco, quando un mortal si piglia a scherzo a gioco.

[10] Le disgratie sono come l’anelli della catena, che una tira l’altra.

Beatitudine humana

[1] Chi si contenta del suo stato si può chiamar beato.

[2] Beato, disse uno, è colui che non ha debiti, non ha inimicitie, non ha moglie, non ha figlioli.

[3] Nella casa dov’è un buon dottore o un ricco prete non si sente né fame né sete

[4] Di quattro mille si contenta un huomo per essere in questo mondo beato. Mille soldi d’entrata, mille soldi in cassa, mille pecore e mille miglia lontano da miei parenti.

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[5] Chi è da molti virtuosi amato, in questo mondo si può dir beato.

Bellezza e bruttezza

[1] Di bellezza, denari e d’amicitia se ne trova poca divitia.

[2] Sempre difficili sono le cose belle.

[3] Bellezza che in carne si soggetta, molto presto ha la stretta.

[4] Vera beltade in ciel solo si mira.

[5] Ove morte ha tanto impero, tua beltade vale un zero.

[6] Della donna la beltà spesso è con vanità.

[7] Doppia la dote sia di donna bella (per la cura ecc.).

[8] Non è bello quel che è bello, ma quello che piace.

[9] A donna di gran bellezza dagli poca larghezza.

[10] Se la donna di gran beltade non ha angelica honestade, non gli far veder le strade.

[11] Bella gioia legata in vile anello (discesi di donna bella mal maritata).

[12] Chi nasce bella, nasce per dar guai.

Bruttezza

[1] Pena patire per bella parere.

[2] Ha studiato allo specchio (dicesi di donna molto acconcia).

[3] Brutta come il peccato.

[4] Dispiacevole come il debito.

[5] Rimedio contro lussuria.

[6] Pera bergamotta cioè brutta buona.

[7] La farebbe spiritare di mezzo giorno.

[8] Farebbe pigliare mal d’occhio a bambini.

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[9] La potrebbe risparmiare le serve di accompagnare.

[10] Può andar sola a tre hore di notte.

[11] La ventura di costei sarebbe che tutti gli huomini fossero ciechi.

[12] Se si riveggono nella faccia gl’effetti del peccato originale.

[13] Pare una figura di cimbali.

[14] La grida mille miglia lontano, lasciami stare non mi toccare.

Bene

[1] Il bene e il bello non fu mai troppo.

[2] Tre cose son buone nel mezzo: il formaggio, il vino, il pesce.

[3] La miglior ombra di tutte è l’ombra del campanile.

[4] Chi sta bene non si muova.

[5] Chi vuole il buon dì, vada dal barbiere.

[6] Chi la buona settimana, ammazzi il porco.

[7] Chi un buon mese, pigli un nuovo servitore.

[8] Chi il buon anno prenda moglie.

[9] Chi vuole il ben sempre serva Dio.

[10] Niun bene in quest mondo è senza pene.

[11] Ogni farina ha la sua sembola.

[12] Ogni rosa ha le sue spine.

[13] Ogni lino ha la sua resta.

[14] Ogni mese ha le sue mosche.

[15] Ogni carne ha il suo osso.

[16] Ogni grano ha la sua paglia.

[17] Ogni vino ha la sua feccia.

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[18] Non è allegrezza senza doglia.

[19] Non riso senza pianto.

[20] Non huomo senza afetto.

[21] Sovente avviene che chi ha pane non ha denti, chi ha denti non ha pane.

[22] E come disse colui, quando io haveva gambe non haveva calzette, hora che ho calzette non ho gambe

[23] In questo mondo chi ha il bene non lo conosce, et chi non l’ha lo brama.

[24] Quello che ha manco pene si può dire che sta bene.

[25] Pesasi a dramme in questa vita il bene et a gran libre poi i guai e pene.

[26] Il bene è bene, il ben dal ben depende, che per far bene ogni hora Dio c’intende.

Bugie

[1] Al bugiardo non è creduto il vero.

[2] Credesi il falso al verace e si nega il vero al mendace.

[3] Si conosce prima un bugiardo che un zoppo.

[4] Il tale non dice il vero, senno quando non se n’accorge.

[5] Il ladro si scopre al caminare et il bugiardo al parlare.

[6] È più bugiardo dell’epitaffii che si fanno ai sepolchri de’ signori (leggi: verità).

Burlare

[1] Non scherzare che dolga, né motteggiar col vero.

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[2] Il bel motto piace a chi sente ma non a chi tocca.

[3] Chi burla porti due sacchi, uno piccolo per dare, l’altro grande per ricevere.

[4] Da dovero è poco, da motteggio è troppo.

Cane

[1] Ogni cattivo cane abbaia da casa sua.

[2] A can che lecca cenere non gli fidar farina.

[3] È come un bracco vuol mettere del naso per tutto.

[4] Io sono più sgratiato che i cani in Chiesa.

[5] Non ti ci mettere che ‘l tuo cane non piglia volpe.

[6] Cane rognoso e non forzoso guai alla sua pelle.

Carità

[1] La prima carità comincia da se stesso.

[2] Fa prima bene ai tuoi, poi agl’altri se tu puoi.

[3] Ove alloggia cupidità, è scacciata la carità.

Casa

[1] Casa fatta, possessione disfatta (nel comprare).

[2] Chi ha bella casa e buon podere, ha più del suo dovere.

[3] Casa fatta e vigna posta, non si paga mai quanto ‘la costa.

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[4] Casa nuova, chi non ci porta, non ci trova.

[5] Chi fa la sua casa in piazza, o la fa alta o la fa bassa.

[6] Casa per tuo habitare, vigna per tuo lograre. Terreno quanto si può guardare.

[7] Triste a quelle case ove cantano le galline e ‘l gallo tace.

[8] Chi imbianca la casa, la vuole appigionare (in proposito delle donne che si lisciano, leggi: beatitudine).

Cattivo

[1] Tristo il conobbi e sempre è peggiorato.

[2] Servitor ritornato e cavallo riscaldato poche volte riescono.

[3] Gente d’Esaù, chi n’ha una volta non ne vuol più.

[4] Fattor nuovo tre dì buono.

[5] Il tale pare un cattivo ma non è buono.

[6] È buon mulo ma cattiva bestia.

[7] Non è mai megliore che quando dorme.

Cavallo

[1] Il cavallo tanto vale quanto camina.

[2] Il cavallo vuole la biada in corpo, il mulo nelle gambe.

[3] Se l’cavallo è buono e bello, non mirare al mantello.

[4] Caval morello o tutto buono o tutto fello.

[5] Chi corre in poste con la morte scherza.

[6] A cavalli tristi e buoni sempre porta i tuoi speroni.

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Cauto

[1] Chi ha da far con tosco non vuol esser losco.

[2] La buona cura cava la mala ventura.

[3] Chi scappa d’una, scappa di cento.

[4] A chi compra gli bisogna haver cent’occhi, anco quando son finocchi.

[5] Chi negotia con scrittore e con notaro, litiga di raro.

[6] Chi dietro non mira, facilmente suspira.

[7] Quando hai la robba a troppo buon mercato, temi di non esser gabbato.

[8] Chi ben serra, ben apre.

[9] Tardo vuoi essere nel pigliar partito, nell’eseguirlo poi tutto spedito.

[10] Per dar denari bisogna havere cent’occhi, a pigliargli in dono basta un cieco.

[11] Se non guardi ai fondamenti della casa et alla botte, haverai di male botte.

[12] È meglio havere la paura che ‘l danno.

[13] È da talhora un ucello nella ragna che è fuggito dalla gabbia.

[13] Il tale volta largo ai canti.

[14] Chi ha la testa di vetro non faccia alle sassate.

[15] Ai gran guadagni vacci piano.

[16] Chi non vede il fondo del fiume non lo passi.

[17] Dove son molti occhi e molte mani, tien serrato il tuo.

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[18] In tutto quello che vuoi fare e dire, pensa un po’ prima quel che può seguire.

[19] Chi vuole andar salvo per il mondo gli bisogna havere occhio di falcone, orecchio d’asino, viso di scimmia, bocca di porcello, spalle di camelo e gambe di cervo.

[20] Conta bene i denari che pigli e le parole che dici.

[21] Guardati da chi spesso giura perché spesso spergiura.

[22] Guardati da baratto procurato e da villan disfatto.

[23] Da can rabbioso, da superiore suspettoso.

[24] Da huomo segnato, da soldato aspregiato.

[25] Da alchimista povaro, da medico ammalato.

[26] Da donna aspirata, da matto attizato, da huomo deliberato.

[27] Da odio di signori, da compagnia di traditori.

[28] Da offeso che non parla, da can che non abbaia.

[29] Da giochi in grosso, da prattiche di ladri, da oste fallito, da meretrice vecchia, da bugie di mercanti, da questioni di notte, e da furor di populo.

[30] Dio mi guardi da cittadin disfatto e da contadin rifatto. Guardati da sei f cioè: fiume, femmina, fuoco, fortezza, forno, fabbro.

[31] Teme di chi non ha se non una faccenda.

[32] Habbiti cura da chi ride e guarda in là.

[33] Da huomo che vuol sapere i fatti tuoi e non vuol dire i suoi.

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[34] Al fabbro non toccare, al manescalco non t’accostare, al barbiere non parlare, allo spetiale non assaggiare.

Cercare

[1] Cercare cinque piedi al cane.

[2] Cercare tre in disparo.

[3] Cercare del mese brusco.

[4] Non cercare quel che non vorresti trovare.

[5] Cercare il male come i medici.

[6] Cercare la cagion del pitorsello.

[7] Cercare il nodo nel gionco.

[8] Chi cerca trova alle volte più che non vorrebbe.

Certo

[1] È meglio una passara in gabbia che una starna in campagna.

[2] È meglio hoggi un carlino che domane un fiorino.

[3] Ei non crede senno vede il morto sula bara

[4] Ei non crede al santo, se non fa miracoli. Lo crede per non l’andar cercando.

Cibi

<De appositis semper maluis est eligendum. In Ethica.>

[1] Ai pesci buon vino mesci.

[2] Pan d’un dì, vin d’un anno, formaggio che pianga, menestra di cent’occhi.

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[3] Tardi in beccaria, a buon hora in pescaria.

[4] Olio di supra, mese di sotto, vino di mezzo.

[5] Chi compra bue, bue ha logra le legna e carne non ha.

[6] Vin che salti, pan che canti e formaggio che pianga.

[7] Il peggiore boccone di tutti è quello che affoga.

[8] Pane con cent’occhi e formaggio cieco.

[9] Tre cose sono meglio vecchie che nuove: amico, vino e formaggio.

[10] La vivanda più buona e più vera è la buona cera.

[11] Sette g vuole havere il formaggio buono: grande, grosso, grasso, grave e gratidato, giallo, giusto.

[12] Carne giovane e pesce vecchio.

[13] Pan bollito fa un salto et è smaltito.

[14] Uovo d’un hora, pan d’un dì, carne d’un anno e pesce di dieci.

[15] All’amico mandagli il fico, al nemico il persico.

[16] Dell’oca mangiane poca.

[17] Non resta mai carne in beccaria per trista che ella sia.

[18] La paurosa astinenza è continua penitenza.

Città e nationi

[1] Roma doma.

[2] Caro compra e car vende, non ci dura chi non ci spende.

[3] Roma a chi nulla in cent’anni, a chi molto in tre dì.

[4] Roma il publico spedal delle speranze.

[5] Vinegia, chi non la vede non la pregia. MANCA 10V

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Colori

[1] Al color rosso corse il matto e il savio.

[2] Il bruno non toglie il bello.

[3] ‘La pare una mosca affogata in un piatto di latte (per donna nera vestita di bianco).

Cominciamento

[1] Chi ben comincia, ha la metà dell’opra.

[2] La vita il fine, il dì loda la sera.

[3] Quanti giorni cominciano col sole che finiscano col mal tempo?

[4] In principio non parlare che non sai come ha d’andare.

[5] Il fine del negotiante è il fallire, molto più di tutti è il morire.

[6] Il tale è come il pesce pastinaca che è senza capo e senza coda.

Commodità

[1] Chi sta bene non si mova e chi ha bisogno domandi.

[2] Ogni agio porta seco il suo disagio.

[3] Il maggior disagio che si dia a generosi destrieri è tenerli nelle mosse.

[4] Chi lassa la via vecchia per la nuova, spesse volte gabbato si ritrova.

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Commiato

[1] Ho baciato la serratura.

[2] Che io lo possa rivedere come le volpi nella città (cioè in pellicciaria).

[3] Come la lucciola col fuoco addosso.

[4] Come lo scaldaletto col fuoco in corpo et un bastone attorno (ciò si può dire burlando e per scherzo).

Commune

[1] Chi serve al commune non serve a nessuno.

[2] Pare il breviario del communo, quanto è molto vecchio e mal tenuto.

[3] Quando il grano è nei campi è di tutti quanti, quando è nei granari non si può haver senza denari.

Compagnia

[1] Compagno non toglie parte.

[2] Fuoco, lume et oriolo non ti fanno star solo.

[3] E gli è meglio esser solo che male accompagnato.

[4] I tordi che vanno a schiera o dimagrano o danno nella pania.

[5] La trista compagnia conduce l’huom fuor dalla buona via.

[6] Chi prattica col zoppo impara a zoppicare.

[7] Dimmi con chi vai e ti dirò quel che fai (leggi: conversatione).

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Concordia

Meglio è un magro accordo che una grassa sentenza.

Confortare

[1] A chi non pesa, ben porta, a chi non duole, ben scortica.

[2] A nessun confortatore dolse mai la testa.

[3] È un bel tenere i panni a chi nuota.

[4] Fa di quel delle campane, chiama gli altri in chiesa et egli non ci entra.

Consiglio

[1] A ben s’appiglia chi ben si consiglia.

[2] Consiglio disfatto e forza di facchino, non si stimono un quattrino.

[3] Consiglio d’huomo savio, pace porta.

[4] Dei consigli doppo il fatto ne son piene tutte le banche.

[5] Molti dicono così bisognava fare, ma pochi cosi s’ha da fare

[6] Quei consigli son prezzati che sono modesti e domandati.

[7] Tal viene consiglio che haverebbe bisogno d’aiuto.

[8] Nel consigliar sia tardo, nel consigliarsi presto.

[9] La donna all’improviso, l’huomo pensando.

[10] Val più un buono aiuto che cinquanta consigli.

[11] Mal consiglia la pace chi in casa nutrisce guerra.

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Consuetudine

[1] Nutritura vince natura.

[2] Chi giovanetto s’usa a qualche vitio, quando anco è vecchio attende a tale offitio.

[3] Avv [.] ozzare l’orso al mele

[4] La rana nel pantano.

[5] Guai a quell’ucello che nasce in cattiva valle.

[6] Paese che vai usa che trovi.

Contento

[1] Sempre stenta chi mai non si contenta.

[2] Ognun dice haver cattiva arte e buona moglie.

[3] Chi si contenta gode, ma non si contenta serva, il santo et il matto.

[4] Il contentarsi di poco è un buon boccone mal conosciuto. Cercare miglior pane che quello di grano è cosa da huomo insano. Il contento di bella moglie poco ci dà e molto ti toglie.

Conteggiare

[1] Conti spesso et amici da presso.

[2] Chi mal conta mal paga.

[3] Chi vive contando, vive cantando.

[4] Se vuoi che’l tuo conto torni fa prima quello del compagno.

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Contrarii

[1] Ogni dritto ha il suo rovescio. Ostro e tramontane, levante e ponente.

[2] Il mondo è fatto a scale, chi le scende e chi le sale.

[3] Il molto e ‘l poco rompe ogni giuoco.

[4] Non stanno bene due galli in un cortile.

[5] Dove sono i gran monti sono le gran valli.

[6] Ove è molta entrata è molta uscita.

[7] Non lega muro vecchio con muro nuovo.

Conversatione

[1] Una pecora marcia ne guasta un branco.

[2] Una mela frauda ne guasta cento.

[3] Prattica con i buoni e sta bene con i cattivi.

[4] Chi sta presso al fuoco, forza è che si scaldi.

[5] Chi va al molino, si infarina.

[6] Se prattichi con signori, haverai molti dolori.

Credulo corrivo

[1] E si credarebbe che lo star male è sanità.

[2] Che l’anguille siano serpi.

[3] Che le lucciole siano lanterne.

[4] Che la luna sta nel pozzo.

[5] Che il venerdì viene in sabbato.

{p. 26}

[6] Tosto crede, tardi si pente.

[7] Costui crede ad ogni nuvolo d’estate et a tutti i sereni del verno.

[8] Chi crede senza pegno o ha molto amore o poco ingegno.

[9] Chi più sa, manco crede se ci non tocca e se non vede.

[10] Di promesse non godere, di minaccie non temere.

[11] Chi crede ai sensali è senza sale.

[12] È uno di quelli che corre al palco (cioè è credulo).

[13] Chi troppo crede ha l’ali di farfalla.

[14] O che terreno da piantarci una bella vigna.

[15] Costui è fratello di Calandrino che gli fu dato ad intendere che era gravido, comprò i capponi per haverli al parto e diede la caparra alla recoglitrice.

[16] Calarsi al fistio, andare alla grida (leggi: fede).

Crescere

[1] La mal herba cresce senza adacquarla.

[2] Il tale cresce a vechi.

[3] Va innanzi a salti.

[4] Vola senza penne.

[5] Sale dieci scalini in un passo.

[6] Camina per la scortatoia.

(Curiosità)

[7] Chi troppo si impaccia non è senza trecia.

[8] Né occhi in lettera né mani in borsa dell’amico mettere.

[9] Non domandare all’amico della moglie, né dire al principe perché?

{p. 27}

Denari

[1] Il martello d’argento rompe la porta di ferro.

[2] La lepre piglia il leone col laccio d’oro.

[3] Il denaro per la via è buona compagnia.

[4] Chi va per viaggio ha bisogno di tre borse, due di patienza et una di denari, o due di denari et una di patienza.

[5] Ove non son denari gli amici son rari.

[6] Chi non ha denari et ha debiti, ha molti strepiti.

[7] Il denaro viene in casa col zoppo e si parte col postiglione.

[8] Il zuccaro acconcia tutte le vivande, i denari le faccende.

[9] Chi spende assai denari, passa per bel giovane.

[10] Chi piglia senza danari moglie, ha molte doglie.

[11] L’argento tondo compra il mondo.

[12] Il giudeo domandato se pigliarebbe denari il sabbato, sabbato non è, e danari non ci sono.

Danno

[1] E gli è meglio cento beffe che un danno solo.

[2] Questo è un fuoco che scotta e non scalda.

[3] È come il carbone, o cuoce o tegne.

[4] Chi vende a credenza, spaccia robba assai, perde l’amico e denari non ha mai.

[5] Donde non mi vien caldo, non voglio che mi venga neanche freddo.

{p. 28}

[6] Non ti metterti mai la peggior camicia.

[7] Il tale è concio in modo che se non è impiccato, è ruinato.

[8] Donna adirata, padella forata e serva maritata ruinano la casa.

[9] Chi per sé raduna, per altri scompiglia.

[10] Mi vuol dare un paparo per un’oca.

[11] Ei fa come la candela, fa lume agli altri e consumase.

[12] Un disordin che nasca ne fa cento.

[13] Il legno del leuto è fatto per sonare, non per battare.

Dappoco

[1] Ci sta per un verbi gratia, per un bel parere, per una di più se ne sta adetta.?

[2] Si muore di fame in un paiolo di maccaroni.

[3] Era meglio per femmina che per maschio.

[4] Ci serve per candeliero.

[5] Le pecore lo mordano.

[6] O povaro pane da chi sei tu mangiato.

[7] Chi vuol vedere un dappoco gli faccia accendere il fuoco.

[8] Ha l’anima per sale, non sa far né ben né male.

[9] Dove si mette non riesce perché non è né carne né pesce.

[10] Tanto fa quando veglia, quanto, quando dorme. Non si risente se non a mangiare, nel resto non ha altro che fare.

{p. 29}

Debito

[1] Egli ha più debito che la volpe che a tutti ha da dare.

[2] Chi paga debito fa credito.

[3] Peccati, debiti e nemici sempre son più di quel che crediamo.

[4] Egli ha debito non solo la camicia, ma anco la pelle.

[5] Presto a pigliare, tardo a pagare.

[6] Ogni volta che fallirà, restarà in capitale.

[7] Fregio non cancella partita.

[8] Ha più debiti che la lepre che si leva sempre di notte.

Desiderio

[1] Con la voglia cresce la doglia.

[2] Chi ha gran voglia e gran denaro non gli par mai di comprar caro.

[3] L’aspetta con più voglia che l’avaro la carestia.

[4] Dov’è voglia vera, è gamba leggiera.

[5] Vorrebbe hoggi la festa e domane la vigilia.

[6] Egli se n’è ingravidato.

[7] Si distrugge come il sale nell’acqua.

[8] E gli va via lo spirito. E gli viene la saliva in bocca.

[9] Ei ci fa l’amore.

[10] Ci sta a bocca aperta.

[11] Se non l’ha, la farà segnata.

[12] Per il contrario ci pensa, come il gatto all’insalata.

[13] Ne è vago, come il can del bastone.

{p. 30}

Dimandare

[1] E più domandato di un valente medico.

[2] Chi vuole assai, non domandi poco.

[3] Il domandare costa poco.

[4] È meglio quel che Dio manda che quel che l’huom domanda.

[5] Il domandare costa poco, ma il donare non è giuoco.

[6] Domandando, si va a Roma.

Differenza

[1] E differenza da vuoi, è piglia.

[2] E differenza da piovare è tempestare.

[3] Dal detto al fatto è un gran tratto.

Digiuno

[1] Assai digiuna chi mal mangia.

[2] Ei fa delle vigilie, non comandate.

[3] Sacco voto non può stare in piedi.

[4] Il satollo non crede al digiuno.

[5] Chi non trova in casa il pane, trova la fame.

Difficoltà

[1] La più difficil cosa che sia, è conoscer se stesso.

[2] Difficile non è quel che l’huom vuole.

{p. 31}

[3] E gl’è come insegnare a cantare a un somaro

[4] Non si trovarebbe la carta da navigare.

[5] Questo è un osso duro da rodere, non è pasto per tutti.

[6] Non vi andarebbe il diavol per un’anima.

[7] Non vi tornarei se io v’havesse lassato un’occhio.

[8] Ci vuol altro che sentire la campana di mezzogiorno per andare a desinare.

[9] Altro ci vuole che fiori e tovaglia bianca.

[10] Nell’animo gentile per la difficoltà cresce il desio.

Diligenza

[1] Buona mattinata, buona giornata.

[2] La presenza del signore fa buon lavoratore.

[3] Chi ha denari da buttar via, metta l’opere e non ci stia.

[4] Al mulino chi prima arriva, prima macina.

[5] Per rimenar la pasta il pan s’affina.

[6] Chi non apre ben gl’occhi ai fatti suoi, stentando va per arricchire altrui.

[7] Chi lavora burlando, stenta da dovero.

[8] Chi vuol - vada, chi non vuol – mandi.

[9] Chi non va alle sue feste, o che son crude le vivande o troppo cotte.

[10] Chi tardi arriva male alloggia.

Discretione

[1] La discretione è madre della virtù.

{p. 32}

[2] L’huomo dà l’offitio e Dio la discretione.

[3] L’huomo discreto succhia e non morde, cosa e non scortica, mugne il latte e non il sangue

Dispregio

<Si vis habere victoriam cape fugam>

[1] Non trova più un cane che gli abbai.

[2] Un gatto che lo musi.

[3] È balsato come un pallone.

[4] Fa conto di lui quanto delle prime scarpe che mi cavai.

[5] Non mi chinarei per torlo su di terra.

[6] Non lo pigliarei se mi fosse donato.

[7] Raglio d’asino non va in cielo.

[8] Vale quanto un asso al giuoco della staffetta.

Dio, divotione

[1] Sopra il sale non è sapore, sopra Dio non è signore.

[2] Scherza con i fanti e lassa stare i santi.

[3] Chi ben fa, ben ha.

[4] Chi serve a Dio con purità di cuore, vive contento e poi felice muore.

[5] Volo pensato è presto sotisfatto.

[6] Non entrare in sacrestia.

[7] Chi per altri adora, per sé lavora.

[8] Quando Dio non vuole, i santi non possono.

[9] Chi sputa in cielo, gli cade in faccia (dicesi contro i bestemmiatori).

{p. 33}

Dolore

[1] Doglia di moglie morta, dura fino alla porta.

[2] Doglia di fianco, la pietra in campo.

[3] Chi non crede i miei dolori, rimiri i miei colori.

[4] Col mal dente e col mal parente gran dolor si sente.

[5] Doglia per vivo accuora, doglia per morto passa.

[6] Chi ha in bocca l’amaro, non può sputar dolce.

[7] Chi gran doglia ha, gran voce mette. Si lamenti di gamba sana.

Donare

<beatius est dare quam accipere>

[1] Chi ben dona, caro vende, se villan non è chi prende.

[2] Non sa donare, chi tarda a dare.

[3] Chi dà e ritoglie, il diavolo lo ricoglie.

[4] Quando il povero dona al ricco,il diavolo se ne ride.

[5] Donato ha rotto il capo a Giustio (si dice quando i presenti corrorapono la giustitia).

[6] Tira una sardella per pigliare un cefalo.

[7] Né moglie né acqua né sole, a chi non te ne chiede non gliene dare.

[8] A chi ti dona le pecore, puoi donare un agnello.

[9] A cavallo donato non guardare in bocca.

[10] Dona al bisognoso o alla scoperta o di nascoso.

[11] In vano si pesca se l’hamo non ha esca.

{p. 34}

Donna

[1] Femmina d’habito adorno, balestra attorno.

[2] Donne figliole dell’indugio.

[3] Come la donna ha perso l’honore, tutto il mondo gli par suo.

[4] Mula che ride e donna che sogghigna, l’una ti tira e l’altra ti sgraffigna.

[5] La donna da bene, non adopra fuor di casa né occhi né orecchi.

[6] Sposa di spesa, noce che nuoce.

[7] Vale più una berretta che cento cuffie.

[8] Le galline e le donne, se da casa si dilungono, si perdono.

[9] Più guarda la donna sull’occhio che l’huomo a dritto filo.

[10] Donna libera e bella gran cosa è, se non è fella.

[11] Donna vecchia, proverbiosa, pace in fronte e guerra ascosa.

[12] Donna adorna tardi esce e tardi torna.

[13] Domandami ciò che vuoi, da denari e donna in poi.

Dormire

[1] Se l’povaro si cava il sonno, non si cava la fame.

[2] Chi dorme, non pesca.

[3] Il letto è buona cosa, chi non può dormire almen riposa.

[4] Ventura e dorme.

[5] Chi ha fatta la robba, vuol fare la persona.

[6] Sei hore di sonno al mercante, sette allo studiante, otto al signore, nove al poltrone.

{p. 35}

[7] Starebbe bene in cuccagna, dove chi più dorme, più guadagna.

[8] Dormire con la sorella del grano (cioè nella paglia).

[9] Dormire da nespola.

[10] Dormire come gli elefanti (cioè in piedi).

[11] Dormire come la lepre (con gli occhi aperti).

[12] La sera leone, la mattina babbione.

[13] Dormire senza guastare il letto (cioè profondamente).

[14] Egli ha fatto la prima guardia (dicesi d’uno che in conversatione si addorme).

Dubbioso e fastidioso

[1] Dubbitarebbe se è nata prima la gallina o l’uovo.

[2] Non sa dire né di sì né di no, sta sempre in forse,in pen[…]mo, tiene nella fune

[3] Non si risolve a bere, quando ha sete.

[4] Due lepri caccia, una non piglia e l’altra lascia.

[5] Non vuol tenere né scorticare.

[6] Non vuol dormire né fare la guardia.

[7] Non sputa né inghiotta.

[8] Non trova penna che gli renda bene.

[9] Tira la briglia al cavallo et insieme lo sperona (leggi: fastidioso).

Economia

[1] Chi più spende, manco spende.

{p. 36}

[2] Chi ben ripone, presto ritrova.

[3] Chi fa i fatti suoi, non s’imbratta le mani.

[4] Chi mura a secco, mura spesso.

[5] Chi mura di verno, mura in eterno.

[6] La buona robba non fu mai cara.

[7] Chi non sa spendere, non sa vendere.

[8] Chi non sa spendere compri caro.

[9] Compra caro e vendi a buon mercato, cioè compra robba buona e poi nel rivenderla contentati di moderato guadagno che così si fa molto smaltimento.

[10] Chi piglia in credito, guadagna debito.

[11] Mangia il secco e risparmia il verde.

[12] Quando la padrona folleggia, la fante danneggia.

[13] Chi non stima un quattrino, non lo vale.

[14] La cucina piccola fa la sala grande.

[15] Meglio è donare dieci che prestare cento.

[16] Se vuoi il lavoro mal fatto, pagalo inanzi tratto.

[17] Chi non piglia ucelli,mangi la civetta.

[18] Se vuoi nella robba far profitto, fa un fuoco solo e tien la casa a fitto.

[19] Il fabbricare è un dolce impovarire.

[20] Allo spendere pensare, di mangiare non ti curare, i vestiti non ornare, i poderi lavorare, quattro cose da ben fare.

[21] Aria di finestra, colpo di balestra.

{p. 37}

[22] Né di state né di verno non andar senza mantello.

[23] Chi a tempo vuol mangiare, pensi prima ad apparecchiare.

[24] L’haver cura di putti non è mestier per tutti.

[25] Lo sparagno è il primo guadagno.

Errore

[1] Chi non fa, non falla.

[2] Pigliar granchi a secco.

[3] Far la zuppa nel paniere.

[4] Chi fa l’altrui mestiero, fa la zuppa nel paniero.

[5] Gli errori de’ medici sono coperti dalla terra.

[6] È come la mosca dell’ale d’oro che sempre si posa nel peggio.

[7] Chi erra col universale, ha scusa nel suo male.

[8] Dio mi guardi da errore di savio (perché è ostinato).

Essempio

[1] Quel che fa il padrone, fa il garzone.

[2] Chi dà mal esempio, fa grande scempio.

Esperienza

[1] Chi non ha mai fatto questione, non loda la sua spade con ragione.

{p. 38}

[2] Chi viene dalla fossa,sa che cosa è il morto.

[3] Chi non fa delle cose l’esperienza n’ha poca conoscenza.

Fama

[1] Chi semina virtù, gloria ricoglie.

[2] La fama e l’suono fan le cose maggior di quel che sono.

[3] La buona fama è come il cipresso che quando una volta si tronca non rinverde più

[4] Io ho le voci e gl’altri hanno le noci.

Fame

[1] Chi ha fame mangia ogni pane.

[2] I signori muoiano di fame, i contadini per soverchio mangiare (perché il signore ammalato fa dieta, il contadino troppo etc.)

[3] Il cane affamato non fugge per bastone.

[4] Ha la sete del lupo.

[5] Tempesta senz’acqua.

[6] Spesso fa nel principio lo svogliato, che riesce di poi un affamato.

[7] Ha l’arme di siena in corpo (cioè la lupa).

Fare

[1] Chi non può fare come vuole, faccia come puole.

{p. 39}

[2] Il parlare è dei matti, dei savi i fatti.

[3] Il fare insegna a fare.

[4] Chi fa quel che non deve, gl’interviene quel che non crede.

[5] Chi non fa quando può, non fa quando vuole.

[6] Chi può tre, e fa due, conserva le cose sue.

Fastidioso

[1] È più fastidioso del mal del capo.

[2] Ancor quando sarà morto dirà che egli ha ragione e tu il torto.

[3] Gli puzzano le rose.

[4] Il mele gli par forte.

[5] Rifiuta il zecchino venetiano per mala moneta.

[6] Se vuoi sentirgli dir di no, di’ di sì.

[7] Se vuoi che non ti contradica, di’ il credo

[8] È più svogliato delle donne gravide.

[9] Non s’accordarebbe manco a pigliar denari.

[10] Chi altrui tribula, se non posa.

Fatica

[1] Chi fatica per honore, chi per amore e chi per denari.

[2] La fatica et il dolore s’hanno o per forza o per amore, e sono pasto del povero e del signore.

[3] Ognun che nasce ha questa gabella d’havere a portare o bastio o sella.

{p. 40}

[4] La poca fatica gli è sana.

[5] Vuole l’uovo mondo.

[6] È marinaro d’acqua dolce. Chi vuol pigliare del pesce bisogna che si bagni.

Febbre

[1] Febbre terzana non fa sonar campana.

[2] Febbre quartana il vecchio ammazza e il giovane risana.

[3] Febbre autunnale o longa o mortale.

[4] È meglio pasar febbre che debolezza.

[5] La febbre continua, ammazza l’huomo.

Fede

[1] Denari, senno e fede ce n’è manco che l’huom non crede.

[2] Chi presto crede, ben non vede.

[3] Con chi non puoi far citare di instrumento, non ti curare.

[4] Il fidarsi è cortesia, il contrario gelosia.

[5] Di quattro cose non ti fidare: di rivolta di dado, di prosperità di vecchio, d’amor di cortigiana, dei favori de’ principi.

[6] Io non gli fidarei un morto, che si paga chi lo guarda.

[7] Il promettar non è per dare, ma per matti contentare.

[8] Chi troppo si fida, spesso grida.

[9] Chi piglia fede per dare honore, presto si trova in gran dolore.

{p. 41}

[10] A veste lograta poca fede vien portata (leggi: credulo).

[12] Molte cose è meglio crederle che provarle.

[13] Il credere e l’pevere ingannano le donne e i cani.

Festa

[1] Chi non vuol ballare, non vada alla festa.

[2] Chi fa la festa, non la gode.

[3] La festa è bella in casa d’altri,

[4] Egli è come l’alloro, vuol entrare in ogni festa.

[5] A casa dei poltroni è ogni dì festa.

Figliuoli

[1] Chi ha un occhio solo, spesso se lo netta.

[2] Chi n’ha uno, non n’ha nessuno.

[3] Bicchieri, denari e figliuoli non fanno mai troppi.

[4] La madre non può dire che sia suo il figliuolo, finché non ha havuto il vaiolo.

[5] Figlioli piccoli, fastidii piccoli, figliuoli grandi, fastidii grandi.

[6] Il primo servitio che il figliolo fa a suo padre è farlo amare.

[7] Basta un padre a governare cento figlioli, ma non bastano cento filglioli a governare un padre.

[8] Chi ha figliuoli e moglie,ha la sua parte delle doglie.

[9] Chi ha un sol porco, lo fa grasso, chi un sol figliolo, lo fa matto.

{p. 42}

Fiori

[1] I più ingrati fiori del mondo sono quelli della botte.

[2] Un fiore è d’amore, tre o quattro son da matto.

[3] Se sarà rosa, fiorirà.

[4] Un fiore non fa primavera.

Forza et indiscretione

[1] Cosa fatta per forza non vale una scorza.

[2] Il superchio rompe il cuperchio.

[3] Chi sparte la pera coll’orso, non gliene tocca la metà.

[4] Non può campare una lepre da tanti cani.

[5] Cuor forte vince cattiva sorte.

[6] Chi porta il peso e non lo sente, è segnale che gl’è valente.

Fratello

[1] Fratelli senz’amore son flagelli.

[2] Tre fratelli, tre castelli.

[3] Chi offende l’amico, non la risparmia al fratello.

[4] Fratello vicino, compare lontano (leggi: parenti).

Fretta

[1] Non vendare l’ucello nella frasca.

[2] Non fare assegnamento nella pelle della volpe avanti che sia presa.

{p. 43}

[3] La cagna frettolosa fa i figli ciechi.

[4] Chi va piano, va sano, e pian piano si va lontano.

[5] Per troppo spronare, la fuga è tarda.

[6] Chi più corre, manco corre.

[7] Chi coglie l’uva acerba, è come quel che mangia il grano in herba.

[8] Chi paga innanti, è servito di dietro.

[9] Quando il padrone ha fretta, il servitore sgambetta.

[10] A chi ha fretta, non gli par mai haver la cosa in tempo.

Freddo

[1] Chi non ha denti, ha freddo di tutti i tempi.

[2] Per costui tutti i mesi son gennaro.

[3] Per la bocca, si scalda il forno.

[4] Non si ritrova freddo ai piedi (cioè non è astretto dal bisogno).

Fuggire

[1] Chi corre, corre, e chi fugge, vola.

[2] È meglio che si dica: qui fuggi, che qui mori.

[3] La forca il fugge et ei vi va dietro (dicesi d’un tristo favorito)

[4] Fuggi se scampar vuoi, la fuga sola alle frodi d’amor l’animi invola

{p. 44}

Fuoco

[1] Il fuoco fa honore al cuoco.

[2] Fuoco di fabbri che si spegne con i martelli.

[3] Chi di paglia fuoco fa, piglia fumo et altro non ha.

[4] Se vuoi esser sano, dal gran fuoco sta lontano.

[5] Scaldati i piedi o non t’accostar se ci siedi.

Gioco

[1] Il bel del gioco è far di fatti e parlar poco.

[2] Ogni bel giuoco vuol durar poco.

[3] Chi si vuol riscattare non giuochi più.

[4] Giocare e perdere lo sa fare ognuno.

[5] Chi vince da prima, poche volte l’indovina.

[6] Chi sta a vedere, ha il meglio del gioco.

[7] Chi nel giuoco dà vantaggio, perde con gran svantaggio.

[8] Chi mal tira, ben paga.

[9] Chi gioca di mano, paga di borsa.

[10] Chi vince prima, perde il sacco e la farina.

[11] Chi vince poi, perde il sacco e buoi.

Giustitia

[1] Pesa giusto e vendi caro.

[2] Chi ha denari et amicitia, poco cura di giustitia.

[3] Non fare a me quel che non vuoi per te.

{p. 45}

[4] È più giusto che la morte, che non la perdona a nissuno.

[5] Da giudice che pende, ingiusta sentenza s’attende.

[6] Il giudice avaro in secreto e ingiusto in pubblico.

[7] La spada di lassù non cala in fretta.

Golosità

[1] Chi più mangia, manco mangia (vive poco).

[2] Più n’uccide la gola che il coltello.

[3] Chi troppo sparecchia, poco tempo apparecchia.

[4] Mangiare da sano e bere da ammalato.

[5] Dove costui sta, il pane non muffa.

[6] Più presto dice crepa panza che robba avanza.

[7] Grassa tavola, fa magro testamento.

[8] Chi per le braccia lo vuole, per la gola lo pigli.

[9] È sacco da ogni grano, è falcone di cucina.

[10] Macina d’ogni sorte di frumento.

[11] È un fusto da metter carestia nei fichi brugiotti.

[12] Non è si presto dì, che è sera in casa sua.

[13] Si mangia radici per confetti.

[14] Gli dispiace questa vivanda come il vino a todeschi.

[15] Se ci lasciarà il piatto, non farà poco.

[16] Ha la gola lastricata.

[17] Gli piace il pesce che ha l’occhio lontano dalla coda.

[18] Tre cose ci bisognano a far buona una torta cioè potere, sapere e volere.

{p. 46}

[19] Non stanno bene due ghiotti a un tagliere.

[20] L’imboccarsi per mano d’altri è un non satollarsi mai.

Grande e piccolo

[1] Gran nave vuol gran’acqua.

[2] Il più gran libro di tutti è il libro del perché.

[3] Piccola fiamma non fa gran lume.

[4] Se fosse tutto acciaio non bastarebbe a fare un aco.

[5] Gran busto, poco cervello.

[6] Se la robba andasse partita per testa, te ne toccarebbe più che parte (a coloro di gran capo).

Grasso

[1] Se ben par grasso, guardatelo bene, che non ha carne né denti.

[2] Ha posta molta bambagia nel suo giubbone.

[3] Gli luce il pelo.

[4] Ha fatta la quaresima a Taranto

[5] Può fare una vigilia e starci.

[6] Pare una candela di sego.

[7] Ha un bel coram vobis ma vuol molto coram illo.

[8] Al manco gli fa prò quel che mangia

[9] Gli compariscono le buone spese .

[10] Si mostra molto discreto nelle penitenze.

{p. 47}

Guadagno

[1] Il guadagnare insegna a spendere.

[2] Guadagno sotto il tetto, guadagno benedetto.

[3] Chi guadagna assai et avanza poco, fa la robba per giuoco.

[4] Pensa di guadagnare con bruciar gli olivi, per vendere il carbone (o con)

[5] Disfa i muri per vendere i calcinacci (o con)

[6] Dare a mangiare le sarage per avanzare i noccioli.

[7] Assai guadagna chi femina amata perde.

[8] Ha dato ventun soldi per havere una lira.

[9] L’acquistare un amico è gran guadagno, ma raro.

[10] All’avanzo pensa quando la robba è in colmo, et non in fondo.

Guerra

[1] Chi fa buona guerra, ha buona pace.

[2] Tra la pace e la tregua guai a chi ne leva.

[3] Chi va alla guerra mangia male e dorme in terra.

[4] Si va alla guerra con gran contento e si torna con gran lamento.

Ignoranza e sapere

[1] Chi non sa far l’arte, serri la bottega.

[2] Chi va ad huomo di poco sapere, ne riporta mal parere.

{p. 48}

[3] È dottor necessità, di cui si dice, che non ha legge.

[4] Andò allo studio un vitello et è tornato un bue.

[5] Chi di vinti non è, di trenta non sa e di quaranta.

[6] Ei sa tanto di quel mestiero, quanto la tartaruca del volare.

[7] Ei non sa quanti piedi ha da mettere in un stivale.

[8] Se pigli per tua guida il cieco, fa conto di non haver compagnia teco.

[9] È dottor in utroque nihil.

[10] È litterato come i cavalli del regno.

[11] Ha le lettere in confessione.

[12] Impara quell’arte che gli insegna a metter da parte.

[13] Chi non sa fare i fatti suoi peggio fa quelli d’altrui.

[14] Ei si chiama Mastro guasta il concio, Mastro di cosa fatta

[15] Ei dice che sa pescare, ma quando vuole il pesce, gliel’ convien comprare.

[16] Sanno più un savio et un matto che un savio solo.

[17] Chi più sa, manco sa.

[18] Chi troppo s’impaccia, alla sua vita dà la caccia.

Importuno

[1] L’importuno vince l’avaro.

[2] Buon riscuotitore e tristo pagatore.

[3] È più importuno che le mosche.

{p. 49}

[4] Ei mi mette in croce.

[5] Scrive a chi non gli risponde.

Indovino

[1] Fammi indovino, che io ti farò ricco.

[2] Se io fosse indovino, non sarei mai meschino.

[3] Chi potesse indovinare, non haverebbe da stentare.

[4] Chi spesso vuole indovinare, spesse volte suol fallare.

Inganno

[1] Chi crede ingannare Dio, se stesso inganna.

[2] Mi può bene sforzare, ma non già ingannare.

[3] L’inganno et il simulare poco può durare.

[4] L’ucellatore è rimasto preso alla ragna.

[5] Chi mi fa festa più che non suole, o m’ha ingannato o di ingannar mi vuole.

[6] Mi vuol vendare le gatte nel sacco.

[7] Il tordo è dato nella ragna.

[8] Chi vuole ingannare il gabelliere, paghi la gabella.

[9] La buona derrata, inganna la brigata.

[10] Hieri era ucellatore, hoggi è cimbello.

[11] Anche delle volpi si pigliano.

[12] Tal bene si pensa esser menato a pascere, che è condotto ad arare.

<Maius periculi est in insidiatore occulto quam in hoste manifesto>

{p. 50}

Ingegnoso, iardo

[1] Farebbe a disputare con scoto.

[2] Intagliarebbe la guerra di Troia in un granel’ di miglio.

[3] È come l’ancora che sta sempre in mare e non impara mai a nuotare.

[4] Huomo d’ingegno, huomo di disegno.

[5] Chi ha molto ingegno, ha molto sdegno.

[6] Huomo ingegnoso, huomo amoroso.

[7] L’huomo d’ingegno a sua casa è un gran sostegno.

[8] Per essere un bue, non gli manca altro che mangiare il fieno.

[9] Se tu gli dessi con un’accetta in capo, non gli faresti male al cervello (perché è matto).

Ingratitudine

<Omnia mala dixeris cum ingratum dixeris>

[1] Il gran benefitio communemente si paga con ingratitudine.

[2] Nutrisci il corvo perché ti cavi gli occhi.

[3] Fa bene ai fanciulli e se’l dimenticano, fa bene ai vecchi e muoiano.

[4] Le spine per se coglie, chi all’ingrato il gran ricoglie.

[5] All’ingrato dai zucchini et a te rende quattrini.

L’ingrato col demonio si conviene, che a chi lo serve da tormenti e pene.

[6] Chi dispicca huomo ingrato dall’istesso è strascinato.

<Nil peius natura creavit homine ingrato>

{p. 51}

[7] Chi lava il capo all’asino, perde il ranno et il sapone.

Il bel rendare fa il bel prestare.

Instabilità

[1] È più mutabile che non è la luna.

[2] È più leggiero che la foglia dell’arbolo.

[3] È come la bandierola de’ campanili.

[4] È attarrantolato. Sta sopra l’argento vivo.

Intendare

[1] Chi male intende, peggio risponde.

[2] Al buono intenditore poche parole.

[3] Al savio di poco, a chi t’ama di manco.

Invidia

<L’invidia dell’invidioso è cieca>

[1] È meglio invidia che compassione.

[2] Chi è bene accomodato, ove pensa essere amato quivi ancora è invidiato.

[3] Sempre la parte del compagno, par che sia di più guadagno.

Fertilior seges est alieno semper in arvo.

Vicinumque pecus grandius uber habet.

[4] Ci è chi vide male e vorrebbe vider peggio (dicesi di persone invidiose di mala vista cioè).

{p. 52}

Ladri

[1] La guerra fra i ladri, la pace l’impicca.

[2] Non sempre ride la moglie del ladro.

[3] Chi rubba per altri, è impiccato per sé.

[4] Da ladro familiare solo Dio ti può guardare.

[5] Rubba il porco per dare i piedi per limosina.

Lite

[1] Murare e piatire è un dolce impovarire.

[2] La lite fin che pende, all’avvocato rende.

[3] Chi è in possessione, ha i due terzi della ragione.

Lodare

[1] Di quel che non ti cale, non dir né ben né male.

[2] Loda il mare e tienti alla terra.

[3] Chi loda il buono fa dolce suono.

[4] Cosa fatta lode aspetta.

[5] Chi loda il vino suo, la moglie o il cavallo o presta o dona o entra in ballo.

[6] Chi si loda, s’imbroda.

[7] Si dà l’acqua ai piedi per crescere.

[8] S’incensa senza incensiere.

[9] Ha cattivi vicini (dicesi di persone che si vantano).

{p. 53}

Lussuria

[1] Fugge quel piacer presente che ti dà dolor futuro.

[2] Con donna dishonesta si fanno cento vigilie et una festa.

[3] Della carne viva, il diavolo è macellaro.

[4] Huomo lascivo di ragione è privo.

[5] Huomo carnale nulla vale.

[6] Donna dishonesta a pigliar presta, a far male desta.

[7] Huomo lussurioso, prodigo e goloso.

[8] Dove non è honestade, non è fede.

[9] Mangia poco, e bene meno, che a lussuria porrai il freno.

<I.Jacob Apost. cap.[..]>

Lingua

<Nullus hominum linguam linguam domare potest. Inquietum malum, plena mortifero veneno>

[1] Ha lingua da spazzare un forno.

[2] Chi ha molte parole, spesso si duole.

[3] Già che non può dar frutti, dà frondi.

[4] Per la lingua, l’anima sangue.

[5] La lengua del soldato è la spada.

[6] La spada della donna è la lingua.

[7] È come le campane che suonano a chi le tira.

[8] Dottore senza lingua non vale una stringa.

[9] L’huomo che sotto al camino frappa, menalo all’orto e dagli la zappa.

[10] La lingua va dove il dente duole.

Lontananza

<Quod oculus non videt, cor non dolet.>

La lontananza ogni gran piaga salda.

<Lassa pur dir che son tutte parole, quand’è di buon amore, si tien a mente; quel che nel cor si porta invansi fugge. >

{p. 54}

Male

[1] Dio ci mandi male che ben ci venga.

[2] Un disordine fa spesso un ordine.

[3] Cadere dalla padella nelle bragie.

[4] Il male doppo cent’anni anco vien presto.

[5] Il mal mi preme e mi spaventa il peggio.

[6] Porta in palma di mano il male al medico et al confessore, e nascondilo al nemico.

[7] Nissuno sente da che parte preme la scarpa, se non chi se la calza.

[8] Le disgratie non vanno mai sole.

[9] Al male che comincia, ogni medico è buono.

[10] Tu vai cercando di morir vestito.

[11] Tu tiri a tuoi colombi.

[12] Il meglio vede, et al peggior s’appiglia.

[13] Tu cimbelli a sassate.

[14] Chi ha le corna in seno non se le ponga in capo.

[15] Io stesso del mio mal, ministro fui.

[16] Paga il boia perché lo frusti.

[17] Chi contra Dio getta pietra, in capo gli ritorna.

[18] Pare il gabelliere delle brighe e de’ malanni.

[19] Chi semina spine, non vada scalzo.

[20] A quel che vien di sopra, nonci è riparo.

[21] Ammazza le mosche per aria (gli puzza il fiato).

{p. 55}

Mancanza

[1] A mulini et alla sposa sempre mancha qualche cosa.

[2] A buon soldato non manca mai spada.

Maraviglia

[1] Ogni maraviglia al fulgure si assomiglia.

[2] Chi poco sa, molto s’ammira.

[3] Chi molto sa, spesso s’adira.

Mare

[1] Chi non sa orare, vada a navigare.

[2] Femmina, mare e fuoco fanno mal giuoco.

[3] Chi non è stato in mare, non sa che sia stentare.

Matrimonio

<Si vis bene nubere, nube pari.>

[1] Chi si marita male nonfa mai carnavale.

[2] Moglie e guai non mancano mai.

[3] Chi vuole castigare un matto gli dia moglie.

[4] Chi ha buon marito, invito l’mostr.

[5] Tal moglie piglia, qual vuoi sia tua figlia.

[6] Nozze e magistrato dal cielo è destinato.

[7] Chi ha moglie ha doglie.

[8] Di buona terra compra la vigna, di buona madre piglia la figlia.

{p. 56}

[9] È meglio dire povaretto a me chepoveretti a noi.

[10] Chi è buona per dama nonè buona per consorte.

[11] Donna che per amor si piglia si tenga in briglia.

[12] Buon cavallo e bella moglie ti danno continue doglie.

[13] Il primo anno che sei sposo, o informo, o bisognoso.

[14] Il primo anno del matrimonio si abbraccia, il 2osi fascia, il 3o s’hanno de’ guai chenonfiniscono mai.

[15] Chi resta in casa e manda fuor la moglie, semina robba e dishonor raccoglie.

[16] Ei non è peso da portar sì grave, quanto haver moglie quando annoia s’have.

[17] Marito geloso, marito fastidioso.

[18] Marito disamorato, matrimonio rammaricato.

[19] Chi spera col tor moglie uscir di guai, stentarà sempre e non havrà ben mai.

[20] Spesso l’huomo ingannato si ritrova, che piglia donna a vista e non a prova.

[21] O bella o brutta chela moglie sia, bisogna che la tenghi in compagnia.

[22] I vicini maritano le fanciulle et il padre le dà la dote.

[23] È meglio una cattiva parola del marito che una buona del fratello.

[24] Chi ha havuto un marito merita una corona di patienza, chi n’ha havuti due merita una corona di pazzia.

{p. 57}

[25] Due buoni giorni ha l’huomo che piglia moglie, uno quando la mena a casa, l’altro quando ella è portata morta alla fossa.

[26] Chi ha male al dito, spesso il mira, chi ha mal marito, sempre sospira.

[27] Moglie perfidiosa e marito pertinace non vivono mai in pace.

[28] Gran dote, gran baldanza.

Medico

[1] Medico pietoso fa la piaga puzzolente.

[2] Medico di mezz’età e barbiere giovane.

[3] Più presto medico fortunato che dotto.

[4] Ogni medico giovane empie un cimterio di morti.

[5] A tre persone non tenere il ver celato: al confessore, al medico e all’avvocato.

Memoria

[1] Chi non ha memoria, habbia gambe.

[2] Se chi fa l’ingiuria se la dimentica, chi la riceve se la rammenta.

[3] Chi offende non si scordi, se gli offesi non son balordi.

[4] Lungi dagli occhi, lungi dal cuore.

[5] Non si ricorda dal naso alla bocca.

{p. 58}

[6] In casa dell’impiccato non rammentare il capresto.

Mercante

[1] Mercante di vino, mercante povarino.

[2] Mercante di frumento, mercante di tormento.

[3] Dammelo morto, che ti dirò quanto ha.

[4] Femmina, vino e cavallo è mercantia di fallo.

[5] Olio, ferro e sale, mercantia reale.

[6] Mercante male arrivato, carte vecchie va cercando.

[7] Non comprare da chi si fa pregare.

[8] I denari fanno la piazza.

[9] Vale più un’oncia di sorte che una libra di senno.

Minaccie

[1] Le minaccie sono arme del minacciato.

[2] Delle grida ne campa il lupo.

[3] Chi uno ne castiga, cento ne ammonisce.

[4] Un grande assalto finisce con una bella ritirata.

[5] I cani che abbaiano non mordano, e con poco pane si accordano.

[6] Quanto ci è di buono, le rani non mordano (dicesi di chi bra[.]a senza forze).

{p. 59}

Misura

[1] Chi la misura, la dura.

[2] Chi non si misura, è misurato.

[3] Imbotta a boccali e suina a barili (del prodigo).

[4] Non sa compartire il refe con le pezze.

[5] Si distende più del suo lenzuolo.

[6] Sono più i pasti che i giorni.

[7] Felice chi misura ogni suo passo.

[8] Non si vuol tirare l’arco, tanto che si spezzi.

[9] Fa come il grillo: o salta o non si muove.

[10] Il boccon grosso non ben si mastica.

[11] Ogni troppo versa.

[12] Misura tre volte e taglia una.

[13] Per combattere sono pochi, per ambasciatori sono troppi.

[14] In fin il troppo zuccaro nuoce.

Mondo

[1] Il mondo sta sempre mezzo per vendersi e mezzo per comprarsi.

[2] Questo mondo è una gabbia di matti.

[3] La robba è di chi la gode et il mondo di chi se ne piglia.

Mormoratione

[1] Il mordare a tutti dispiace.

{p. 60}

[2] Ei direbbe male della croce.

[3] Da bastonate da cieco.

[4] Tira giù le campane a doppio.

[5] Ha mangiato noci.

[6] Chi dice quel che vuole, ode quel che non vuole.

[7] Chi ode il maldicente, e non disode, crede calunnie e giudica con frode.

[8] La lingua unge e il dente punge.

[9] Tal biasima altrui che tira a suoi colombi.

[10] Chi vuol che sii detto ben di lui, guardasi di non mai dir mal d’altrui.

[11] Chi ha de’ defetti e non tace, ode sovente quel che gli dispiace.

[12] La sua lingua fa come del fiume la piena che ogni cosa mena.

[13] Chi si taglia il naso, si insanguina la bocca (dicesi di chi parla contro i suoi congiurati).

Morte

[1] Un bel morire tutta la vita honora.

[2] La morte altri acconcia, altri disconcia.

[3] Di qua a cent’anni tanto varrà il lino quanto la stoppa.

[4] La morte vien da colpa, e non vuol colpa.

[5] Chi ben vive, ben muore.

[6] La morte è l’ultimo negotio di questo mondo.

{p. 61}

[7] Donna in figura domane in sepoltura.

[8] Dimmi la vita che fai, e ti dirò la morte che farai.

[9] De’ giovani ne muore qualcuno e de’ vecchi non ne campa nissuno.

[10] Huomo morto non fa più guerra.

[11] La vita, il fine, el dì loda la sera.

[12] Il tale ha la bocca in sù la bara.

[13] Litiga con i cimiteri.

[14] Tiene l’anima con i denti.

[15] Non ha altro di vita, se non che sta in piedi.

[16] Pare un cadavero spirante.

[17] Sta in questo mondo a pigione.

[18] Cen’è per poco tempo del fatto suo.

[19] Corre le poste.

[20] Si trova alla candela.

[21] Ha rubbato la cera al prete (del guarito etc).

[22] Ei non morrebbe, chi li tagliasse il capo.

[23] Non morirebbe, chi l’ammazzasse.

[24] La morte è una cosa che non si può far due volte.

[25] Tutte le volpi al fin si ritrovano in pelliciaria.

[26] Il morto sotto terra, e l’herede tutto afferra.

[27] Più tosto cane vivo che leone morto.

[28] Quando sarò morto io, non ci sarà chi per me preghi Dio.

[29] Pianto per morto, pianto corto.

[30] Chi si vuol vedere come è, specchisi nella morte.

{p. 62}

[31] Non teme la morte chi teme Iddio.

Mutatione

[1] Chi muta lato, muta stato.

[2] Chi muta paese, muta ventura.

[3] Chi muta stato, muta pensiero.

[4] È mutata la frasca, non il vino.

[5] Doppo il fiumo vien la fiamma.

[6] Molte tramute, molte cadute.

[7] Non mi dir chi fui, dimmi chi sono.

[8] Spesso l’asino di monte caccia il cavallo del conte.

[9] Non cresce pianta, se non si traspianta.

[10] Vuol fare d’un sacco rotto una camicia nuova.

[11] Chi lassa la via vecchia per la nuova, spesse volte gabbato si ritrova.

Natura

[1] Chi l’ha per natura, fino alla fossa dura.

[2] Il lupo non fa agnelli, ma se li mangia.

[3] Chi di gallina nasce, convien che ruzzoli.

[4] Il peso si muta et il vitio resta.

Notte

[1] Chi va di notte, ha delle botte.

{p. 63}

[2] Di giorno porta in testa quanto vuoi, di notte quanto puoi.

[3] Quel che si fa di notte, appare il giorno.

[4] La notte è madre dei consigli buoni.

[5] Fermati di notte e camina di giorno, se non è per caldo, è per bisogno.

Numero

[1] Un fiore non fa ghirlanda.

[2] Poca brigata, vita beata.

[3] Una campana serve a gente vicina et a lontana.

[4] Dove son molti, son degli stolti.

Nuove

[1] Le male nuove son sempre vere.

[2] Delle buone nuove credi poco, se non vuoi restar in giuoco.

[3] Di buone nuove il portatore è sempre grato parlatore.

[4] Non è il miglior messo che sé stesso.

Obligarsi

[1] Chi dell’altrui prende, la sua libertà vende.

[2] Loda, saluta e dà conforto ma nell’obligarsi sta accorto.

{p. 64}

[3] Chi non si fa bene obligare, tardi e male si fa pagare.

Occasione

[1] La commodità fa l’huomo ladro.

[2] Alla cassa aperta il giusto tal volta pecca.

[3] Piglia le venture quando Dio le manda

[4] Non sta bene la paglia presso l’fuoco.

[5] Non ne passa ogni giorno di questi tordi.

[6] In un’hora nasce il fango.

[7] Alla porta chiusa il diavolo volta le spalle.

[8] Chi non mangia il pesce quand’è fresco o lo getta o lo marina.

Offitio

[1] Ogn’un s’aiuti con i suoi ferri.

[2] Fa il dovere e non temere.

[3] Fa quel che devi e sia quel che può.

[4] Legalo bene e poi lassalo andare.

[5] Chi guarda ad ogni penna, non fa mai letto.

Honore

[1] L’honore è di chi lo fa, il denaro di chi lo spende.

[2] Honor di bocca assai giocca, e poco costa.

{p. 65}

[3] Chi sa accarezzare le persone con poco capitale, fa grosso guadagno.

[2] L’honore fugge chi lo segue e segue chi lo fugge. Primo invitato et ultimo assentato.

[3] Quando tu vedi un ponte, falli più honore che non fai a un conte (cioè scendi da cavallo).

[4] Al cattivo passo honora il compagno.

[5] Chi del buono ha nella cassa, ancor mal vestito per honorato passa.

[6] È migliore morte honorata che vita vergognosa.

[7] È peggiore la vergogna che non è il danno.

Opera

[1] Pestare l’acqua nel mortaio.

[2] Chi predica al deserto perde il sermone.

[3] Dare l’incenso ai morti.

[4] In vano si pesca se l’homo non ha esca.

[5] È meglio in darno stare che in darno lavorare.

[6] Abbaiare alla luna.

[7] Io ho levato la lepre e un’altro l’ha presa.

Opportunità

[1] M’è caduta la carne nel sapone.

[2] M’è caduto il zuccaro nel pero cotto.

{p. 66}

[3] A tempo viene quel che Dio ci manda.

[4] È più a tempo che una premiera nel cinquantaquattro.

[5] Chi non fa la festa quando viene, o la tralascia o non la fa poi bene.

[6] Infin che ‘l ferro è caldo bisogna batterlo.

Ostinatione, perseveranza

[1] Chi la dura o la vince o la perde malamente.

[2] Al primo colpo non cade l’arbolo.

[3] È meglio piegarsi che scavezzarsi.

[4] È più ostinato che un giudeo.

[5] Duro con duro non fece mai buon muro.

[6] Chi entra in danza gli convien ballare.

[7] Ha rotto il bicchiere quando voleva bere.

[8] S’è sposato con la sua opinione.

Ottenere

[1] Tristo a colui che ottiene ciò che non gli si conviene.

[2] Da Dio vengono le gratie e da noi le disgratie.

[3] È tornato con le trombe nel sacco.

[4] È rimasto in bianco.

[5] Con le mani piene di vento.

[6] È rimasto in asso.

[7] Morrà con questa voglia.

{p. 67}

Otio et occupatione

[1] L’otio è il padre del vitio.

[2] Chi non fa nulla, bambino da culla.

[3] Stare in sul’ guanto con le mani in a ciatola.

[4] Donzellare. Scopare m[..]relli.

[5] Misurare le strade.

[6] Dondolare le gambe.

[7] Havere più facende del mercato.

[8] Non ha il fiato che sia suo.

[9] Chi ha molto che fare, poco la può dare.

[10] Chi vive otioso, vive vitioso.

[11] Chi vive bene occupato, di Dio solo è innamorato.

Parente

[1] Il sangue non si fece mai acqua.

[2] Nemico del parente, biasimato dalla gente.

[3] Debito senza credito, parentado senza amicitia.

[4] Tra parente e parente, guai a chi non ha niente.

[5] Se il parente non è buono, fuggilo come il tuono.

[6] Se il parente non ha denari né entrate, non ci è chi voglia di lui sentir sonate.

[7] Tra carne et ogna, por non ti bisogna.

(leggi: alla parola segni, leggi [illeggibile])

{p. 68}

Parlare

[1] Havere il cervello tutto nella lingua (cioè parlare bene e far male).

[2] La botte dà del vino che ha.

[3] Parlar per ponta di forchetta (attilatamente).

[4] Scorta non manca a pellegrin che ha lingua.

[5] Parla come un granchio (con due bocche).

[6] Le parole sono femine et i fatti maschi.

[7] Le parole non pagano gabelle.

[8] Buone parole e poi cattivi fatti, ingannano sovente i savii et i matti.

[9] Le parole dishoneste sono dell’anime la peste.

[10] Le parole fanno il prezzo et i denari lo pagano.

[11] Le buone parole ungono, le cattive pungono.

[12] Parole di complimento sono di poco giovimento.

[13] Se si pagasse datio di parole, parlarebbe costui men che non suole.

[14] La lingua non ha osso e fa rompere el dosso.

[15] Parole doppo cena, il vento se le mena.

[16] Le parole non empiono il corpo (leggi: silentio).

[17] Chi parla troppo adagio, a chi l’ascolta dà disagio.

[18] Chi troppo parla, molto falla.

[19] È più lunga l’antifona del salmo.

[20] Le parole legano gli huomini e le funi le corna ai buoi.

{p. 69}

[21] Parla che io ti vegga (il parlare scopre l’interno).

[22] La natura che è determinata ad uno non però supplire et a parole et a fatti.

Partire

E chi disse partire disse morire.

Patria

[1] Ogni paese al valent huomo è patria.

[2] La patria è dove s’ha del bene.

[3] A ogni ucello il suo nido par bello.

[4] Guai a quel’ucello che nasce in cattiva valle.

[5] L’amore della patria è dolce.

Patti

[1] Quel che è di patto non è d’inganno.

[2] Patto chiaro, amico caro.

[3] Con ogn’uno fa il patto, con l’amico fanne quattro.

[4] Chi ben guerreggia, ben patteggia.

Paura

Si Deus pro nobis, qui contra nos?

[1] Chi è temuto da molti bisogna che tema molti.

[2] Male delibera chi troppo teme.

[3] Chi teme acqua e vento, non navighi.

[4] Chi colomba si fa, il falcone se la mangia.

[5] Huomo assalito, mezzo ferito .

{p. 70}

[6] Chi non le fa, non le teme.

[7] La paura guarda la vigna.

[8] Nulla teme, chi Dio teme.

[9] Tutte l’armi di Brescia non armarebbero un pauroso.

Patienza

[1] La patienza acquista la setenza.

[2] Il patiente non fa, ma vede le sue vendette.

[3] Patienza, tempo e denari acconciano tutti gli affari.

[4] Chi l’mal non sa soffrire, a grand honor non può venire.

[5] Chi ha patienza e sta in buon loco, mangia bene e spende poco.

[6] Quando l’huomo è incudine gli bisogna soffrire, quando è martello, percuotare.

[7] Soffro e caglio per il tempo in che mi aglio.

Pazzia

[1] Menbre uno si battezza per savio, chiamalo matto.

[2] Costui è savio a credenza e matto a contanti.

[3] Egli ha un ramo di matto, che lo cuopre tutto.

[4] È matto per natura e savio per sua scrittura.

[5] In alcuni luoghi nascono pazzi, ma qui ci piovono.

[6] E sa meglio il pazzo i fatti suoi che il savio i fatti altrui.

[7] Se tutti i pazzi portassero la beretta gialla, parerebbero più giudei che [.]gni

{p. 71}

[8] Il pazzo fa la festa et il savio se la gode.

[9] Un pazzo getta la pietra nel pozzo e cento savi non la possono cavare.

[10] Che colpa n’ha la gatta se la massara è matta.

[11] E come un granchio che porta il cervello fuor della testa.

[12] Ov’è gran gagliardia teme di qualche ramo di pazzia.

[13] Di pietra un tratto sta lontan da matto.

[14] Chi nasce pazzo non guarisce mai.

[15] La sapienza non sta nella barba.

[16] E bene un matto che doppo la perdita fa il patto.

Peccato

[1] Avversità molte ove son brutte colpe.

[2] Peccato vecchio, penitenza nuova.

[3] Chi cela il suo peccato, resta sempre imbrattato.

[4] Chi pecca in secreto, fa la penitenza in pubblico.

[5] Mangiare il cacio nella trappola (de’ peccatori che peccando hanno il castigo vicino)

Pena e penitenza

[1] Castiga il buono, megliora, castiga il tristo, peggiora.

[2] Huomo condennato, mezzo decollato.

[3] Alla prima si perdona, alla seconda si bastona.

[4] Costui vuol far ragunare una mattina la gente in ponte.

{p. 72}

[5] Non haverà pensiero di serrare l’uscio.

[6] Poco profitta pensieri doppo il fatto.

[7] Meglio è tardi che non mai.

[8] Molti piangono quello che hanno voluto doppo che l’hanno havuto.

[9] Un piccolo piacere è vigilia d’una gran penitenza.

[10] Se ha mangiato le candele, vomitarà i stuppini.

[11] È meglio andare in sù et in giù che in qua et in là (manco male è haver la corda che essere impiccato).

Perdere

[1] Chi perde la robba, perde gli amici.

[2] Quel che si toglie a Christo, si dà sovente al fisco.

[3] Il perdere fa cattivo sangue.

[4] Quando costui sarà fallito, starà in capitale.

[5] Pazzo per certo si può dir colui che perde il suo per acquistar altrui.

[6] Molte volte si perde per pigritia quel che s’è guadagnato per giustitia.

[7] Gli è accaduto come al cane d’Hisopo che per pigliare l’ombra perse la carne?

[8] Il sarto che non fa il nodo, perde i ponti.

Pensare

[1] Chi mal fa, mal pensa.

{p. 73}

[2] Una cosa pensa il ghiotto e l’altra il taverniere.

[3] Pria che rispondi alla risposta, pensa.

[4] Pensa il ladrone che tutti siano di sua conditione.

[5] Chi mal pensa, mal dispensa.

Povertà

[1] La povertà mantiene la carità.

[2] Il povaro ha più bisogno di pane che di consiglio.

[3] La povertà castiga ghiotto.

[4] È ricco di tutti i disagii. Non ha tetto né letto. Non ha pane per le domeniche, non ha luogo né fuoco, è nudo, è ridotto al verde, vedilo e dipingilo.

[5] Col poco si gode e con l’assai si tribula.

[6] Ogni cosa ha in caffo e non arrivano a tre.

[7] Per più non potere, l’huomo si lascia cadere.

Premio

[1] Non ha il palio chi non corre.

[2] I denari fanno cantare i ciechi.

[3] Se la ruota non s’ugne, tardi giugne.

Prigione

[1] Sia a torto o a ragione mala cosa è la prigione

{p. 74}

[2] È meglio essere ucello di campagna che di gabbia

Prencipe, re

[1] Bisogna stare a quel che vuole il re, o faccia o non faccia per te,

[2] Chi ti lascia parte della robba è tutto l’honore, chiamalo buon signore.

[3] Ogni giuoco è bello per chi ha la mestola in manno.

[4] Di fatica non ti dolere, se in alto vuoi sedere.

[5] Chi si cava le sue voglie, poco sente le sue doglie.

[6] Il pesce comincia a putire dal capo.

Prosperità

[1] La prosperità ti nasconde la verità.

[2] I buon bocconi sovente s’trovano.

[3] Il troppo bene dà tal volta pene.

Prosontuoso

[1] Chi va alla festa e non è invitato, ben gli sta se n’è cacciato.

[2] Alloggia volentieri per le spese.

[3] Non può il vitello e vuol portare il bue.

[4] Non può caminare e vuol fare a correre.

{p. 75}

[5] Lo spollo volse fare a cucire con l’aco ma s’avviò de che haveva il capo grosso.

Prudenza e providenza

[1] Cosa prevista è mezzo provista.

[2] Carestia prevista non venne mai.

[3] Lavora come se tu havesse a campare ogn’hora ad ora, come se tu havesse a morire all’hora.

[4] Pensa un prezzo a quel che hai da fare una volta sola.

[5] Non creder ciò che tu odi, non dir ciò che tu sai, non far ciò che tu puoi, non spender ciò che tu hai.

[6] È brutta cosa il dir non me l’pensavo.

[7] Chi vuol vedere quel che ha da essere, guardi quel che è stato.

[8] Quando brucia la casa del tuo vicino, porta dell’acqua a casa tua.

[9] L’accorto da una volta in sù, non vi si chiappa più.

[10] Doppo il fatto ogn’uno è savio.

[11] Cagna frettolosa fa i figliuoli ciechi.

Q

{p. 76}

Ricchezze

[1] Richezza mal disposta a povertà s’accosta.

[2] Denari e sanità, credine la metà.

[3] Ha fatto la dote alla sua vecchiaia (dicesi d’uno che habbia fatto robba).

[4] Assai è ricco a chi non manca nulla.

[5] Assai più ricco è chi nulla brama.

[6] La robba non è di chi la fa, ma di chi la gode.

[7] Fatto un certo che la robba si fa da sé.

[8] Il molto fa l’huomo stolto.

[9] Chi ha tutto il suo in un luoco, l’ha nel fuoco.

Riso

Risus abbundat in ore stultorum

[1] Chi sempre ha in bocca il riso, ha la pazzia nel viso.

[2] Non mi farebbe ridare, se mi solleticasse.

[3] Chi mangia molto riso, beve lacrime.

Riprendere

[1] Ogn’uno sa riprendere quel che non ha che spendere.

[2] Se correggi l’huomo ingegnoso, fallo di nascoso.

[3] Se correggi il signore, aspetta le buon hore.

[4] Se correggi il dotto, dagli del suo fallo, solo un motto.

[5] A buono intenditore poche parole.

{p. 77}

[6] Chi ‘l suo [...]tto corregge, pensi come in lui piace questa legge

[7] La reprentione sia poca poca perché l’huomo non è un’oca.

[8] Se correggi di poco perché la corretione non è giuoco.

[9] Non tutte le macchie si nettano con l’acqua calda.

[10] Chi vuol degli altri serivere, si guardi ben sul petto.

[11] Disse la padella al paiolo, fatti n’la che non mi tingi.

Risparmio

[1] Chi ha poco panno, vesta corto.

[2] Non sa che cosa sia il quattrino, se non il povaro meschino.

[3] Chi non stima il quattrino, non lo vale.

[4] Chi getta con le mani, va cercando con li piedi.

[5] Chi sdegna il poco, non vede l’assai.

Rispetto

[1] Rispetti, sospetti, dispetti guastano il mondo.

[2] Corvo con corvo non si cavò mai gli occhi.

[3] L’huomo rispettoso o povaro o gratioso.

[4] O ‘l compagno rispetti o ingiuria aspetti.

Riuscire

[1] I sogni non son veri e i disegni de’ povari non riescono.

[2] Dei cento pensieri, novantanove ne falliscono.

{p. 78}

[3] Tutte le palle non riescono tonde.

[4] Costui già che non può entrar per l’uscio, vuole entrare per la finestra.

[5] Se coglie, coglie, se non, dirò burlai.

[6] Costui è accaduto come ai topi delli spetial falliti che pensando di mangiar confetti, gli bisogna rodare le scatole.

[7] Poco spesso giova il fiutare il popone nella buccia.

[8] È riuscito meglio a pane che a farina.

[9] Non riesce, se non a tavola.

[10] Non riesce, se non a trinciare perle.

Sanità

[1] Chi ha la sanità, è ricco e non lo sa.

[2] Un pasto buono, un cattivo et un mezzano, mantiene l’huomo sano.

[3] Chi vuol saldar piaga, non la maneggi.

[4] Lontano da città, lontan da sanità.

[5] Più pieno che voto, più caldo che freddo, più in piedi che a sedere.

[6] Se tu mangiarai poco, mangiarai assai, perché molti anni vivarai.

[7] Testa digiuna, barba pasciuta (tosare cioè la testa etc).

[8] Ha più defetti che il cavallo del connella.

[9] Puzza di morto, è marcio come un fango.

{p. 79}

[10] È sano come un’ospedale, ha lo stomaco di taffetta.

[11] È meglio rompere le scarpe che le lenzuola.

[12] Il male viene a libre e parte a dramme.

[13] Piccolo disordine non fa grave infermità.

[14] Male di dentro, olio di fuori (per star sano disse Democrito, cioè stare allegro e faticare assai).

Sconvenienza

[1] Non sta bene a piccolo capo gran berretta.

[2] Una ghirlanda costa poco, con tutto ciò pochi la possono portare.

[3] Due piedi non stanno bene in una scarpa.

Scusa

[1] Chi ‘l suo cane vuol bastonare qualche scusa sa trovare.

[2] Chi si scusa senza essere accusato fa chiaro il suo peccato.

[3] Si vuol nettare il naso col fazzoletto del compagno.

[4] Mette le mani inanzi per non cadere.

[5] È meglio humile accusa che una bugiarda scusa.

[6] Trsit’a quella musa che non sa trovar la scusa.

{p. 80}

Sdegno et ira

[1] L’aceto forte si fa di vino dolce (a grand amore gran sdegno).

[2] Mentre l’huomo s’adira, a nulla mira.

[3] Huomo sdegnoso, amico pernitioso.

[4] Ogni mosca sa mordere.

[5] Piccola pioggia fa cessar gran vento (cioè le lacrime placano grande sdegno)

[6] Quando esce di leone, entra in agnello (cioè quando di sdegnato uno si rende piacevole).

[7] Morde il freno. Rode l’ossa, la marina è turbida.

[8] Gli cuoce ma soffici sù. È saltato in bestia.

[9] Va nelle furie. È huomo rotto.

[10] Sta cagnesco, mi va grosso.

[11] Guarda torto. Rode chiavistrelli.

[12] Pare un gambaro.

[13] Poche legna scaldano il tuo forno (presto s’adira).

[14] Acqua turbida non fa specchio.

Segni e contrasegni

[1] La pittura si conosce al colore, il vino al sapore.

[2] Dovunque va, ci lassa il segno come la lumaca.

[3] Nelle nozze si fanno i parenti et a mortorii si conoscono.

[4] Ai segni si conoscono le balle.

[5] Se saranno rose fioriranno, et se spine pungeranno.

{p. 81}

[6] I travestiti si conoscono al cavar della maschera.

[7] La gallina che fa romor.e ha fatto l’uuovo.

Segreto

[1] Il segreto importante non è pasto da ignorante.

[2] Segreto confidato già mezzo palesato.

[3] Se vuoi che stia segreto, non lo dire.

[4] Non fu mai fatta bocata di notte che non si asciugasse di giorno.

[5] Bruttezza coperta di neve, il sol la scuopre. Chi non vuole i suoi segreti scoprire, solo all’amico buono e savio si può dire.

[6] Servo di altri si fa, chi dice il suo segreto a chi non li sa.

[7] A donna non palesare, se non quel che vuoi publicare.

[8] Nella bocca del discreto quel che è publico è segreto.

Servire

Entrò S.Pietro in cortil di Pilato una sol volta, e tre rinnegò Cristo.

[1] Assai domanda chi ben serve e tace, s’al suo padrone però servendo piace.

[2] È meglio servire a un ricco avaro che a un povaro liberale.

[3] O servi come servo o fuggi come cervo.

[4] Mostrati del servitio gradito, se vuoi esser ben servito.

[5] Il pan d’altrui sa di sale.

Dovea Satan se volea disperati, rimirare il buon Giob. e farne acquieta farlo in corte servir qualche Prelato. E chi dice servire dice morire.

{p. 82}

[6] Il pardon balordo fa l’servo ladro.

[7] A chi ‘l tuo servir non vale tant’è servir ben quanto male.

[8] Dammi del pane e chiamami cane.

Sicurtà cioè Mallevadore

[1] Chi entra mallevadore, entra pagatore.

[2] Chi per altri promette, da sé paga.

[3] Chi per altrui promette, entra per lo largo et esce per lo stretto.

[4] Il promettare è la vigilia del pagare.

Silentio

[1] Assai sa chi non sa, se tacer sa.

[2] Un par d’orecchi seccano cento lingue.

[3] Chi non sa tacere, non sa godere.

[4] Bocca chiusa et occhio aperto, se non vuoi esser deserto.

[5] In bocca chiusa non entrano mosche.

[6] Fuor dell’amico parla laconico, se non vuoi esser malinconico.

[7] Manco male se l’huomo mangia quanto ha, che se dice quanto fa.

[8] Parla poco e ascolta assai che così non fallirai.

[9] Chi parla, semina, chi tace, raccoglie.

{p. 83}

[10] A chi parla poco, ogni poco cervello basta.

[11] Di chi parla poco, nissun si piglia giuoco.

[12] Tace perché chi hoggi è l’amico ti sarà forte posdomani nemico.

[13] Far assai e parlar poco, questo è ‘l vero gioco.

[14] Tempera la lingua quando sei turbato accioché non ti ponga in male stato.

[15] Poco mangiare, poco parlare, chi la vuol molto durare.

[16] Il tacere non fu mai né scritto né ridetto.

[17] Chi tace può esser notato d’un solo errore.

Simili e dissimili

<talis pater talis filius>

[1] D’aquila non nasce colomba.

[2] Ogni pianta ritiene della sua radice.

[3] La scheggia vien dal legno.

[4] Tal carne, tal coltello.

[5] Tutti sono d’un colore e d’una lana.

[6] Tutte due sono addottorati in un tempo.

[7] Sono un paio et una coppia

[8] Se non è lupo, è almeno un can bigio.

omne simile appetit suum similem

Simulatione

[1] Chi non sa simulare, non sa regnare.

{p. 84}

[2] Chi non sa fingere, non sa dipingere.

[3] Tal mano si bacia che si vorrebbe veder tagliata.

[4] Dice che non vuole, ma porge la mano.

[5] Dice di no come il medico al denaro.

[6] Tal minaccia che ha paura.

[7] Tira il sasso e nasconde la mano.

[8] Si tira indietro per far maggior salto.

[9] Fa d’una figlia due generi.

[10] Ha in bocca il mele et il rasoio alla cintola.

[11] Fa giovanni de’ vitelli che di giorno mostrava d’haver paura de’ vitelli e la notte rubbava i buoi.

[12] Ad ogni modo io ne voleva scendere (disse colui che cadde da cavallo).

[13] “In ogni modo era agresto”disse la volpe dell’uva che non poteva arrivare.

[14] Tutto si fa di chi denari gli dà.

[15] Fa dello sciocco per non pagare il sale.

[16] Cipolla in mano cappon sotto ‘l mantello.

[17] Tal vi sputa sù che ne mangiarebbe.

[18] Fa del matto per darsi buon tempo.

[19] Chi biasima, vuol pagare.

[20] È un matto che porta a casa.

Sordo

[1] Suon di campane non caccia cornacchie.

{p. 85}

[2] Egl’è come a dire, muro fatti in la.

[3] Non è il peggior sordo di quello che non vuole udire.

[4] Fare orecchie di mercante.

[5] Formicon di sorbo.

[6] Cornacchia di campanile (cioè non volere ascoltare) .

Sospetto, gelosia

[1] Chi è in difetto, è in sospetto,

[2] Huomo geloso, marito noioso.

[3] Amore e gelosia non fan buona compagnia.

Speranza

[1] Sempre l’inferno spera, ancor quando spira.

[2] La morte sola ammazza la speranza.

[3] Il pan de’ cortigiani è la speranza.

[4] Il vino delle corti è la creanza.

[5] Non bisogna buttarsi fra i morti.

[6] Se ti desperi, senz’aiuto peri.

[7] La speranza è fallace e l’aspettare rineresce.

[8] La speranza è fallace e il dolor certo.

Spesa

[1] Chi dà spesa, non dia disagio.

{p. 86}

[1] Chi più spende, manco spende.

[2] Spende la lira per venti soldi.

[3] Quando pigli un’impresa, pensa prima alla spesa.

[4] Altro è spendere, altro spandare.

[5] Spende il suo denaro per quel che vale.

[6] Fare il passo più lungo delle gambe (cioè spendere più delle sue entrate).

Stagione

[1] Il gran freddo di gennaro, il mal tempo di febraio. Il vento di marzo e l’acqua di aprile, le rugiade di maggio, il mietere di giugno, il tribbiare di luglio, il caldo di agosto, l’uva di settembre, il seminar d’ottobre, il vino di novembre, il porco di decembre.

[2] Chi dorme d’agosto, dorme a suo costo.

[3] Gennaio ovaio, marzo aggiogne panni, aprile non mutare, maggio come ti pare.

[4] Trenta dì ha novembre, aprile giugno e settembre. Di vint’otto ven è uno, gl’altri tutti n’han trent’uno.

[5] Per infino a natale il freddo fa poco male, ma da natale in là il freddo che farà?

[6] Nel mese di maggio fornisceti di legna e di formaggio.

[7] Quando il sole è in leone, il pollastro col piccio -

{p. 87} ne, vin galiardo e buon popone.

[8] Gennaro asciutto, gran per tutto.

[9] Gennaro fa il peccato e marzo n’è incolpato.

[10] Verno di neve, estate di bene.

Superbia

[1] Al leone sta bene la quarantana (al superbo l’infirmità).

[2] Superbia non dura, podagra non si cura.

[3] Non è alterezza alla superbia equale, d’un huomo basso e vil che in alto sale.

[4] L’agnello humile succhia tutte le mammelle della propria madre e l’altre ancora.

[5] Della superbia dei povari il demonio se ne burla.

[6] Gli ha ingrossato la vista.

[7] Ha il cimiero alto. Ha la cresta alzata.

[8] Fa il duca al buio. È legno verde, molto fumo e poca fiamma. È mulino da vento (leggi: arroganza).

Tardità

[1] Chi tardi arriva, male alloggia.

[2] Tarde non fuoron mai gratie divine.

[3] Presto a mangiare e tardi a lavorare.

[4] A due cose è bene indugiare, a morire et a pagare.

{p. 88}

[5] Chi è pigro a mangiare, è pigro a ogni ben fare.

[6] Vuol più tempo a spedirsi che una sposa ad acconciarsi.

[7] O va zoppo o va di trotto.

[8] Pigliar le lepri con i carri (cunctando vincere)

[9] È stato, è stato e poi l’ha fatta femina

[10] Viene per le poste delle lumache.

[11] Come la cosa indugia, piglia vitio.

[12] Sarà il messia dei giudei. Il soccorso di Pisa.

[13] Presto fa chi ben fa.

[14] Fa tre passi sopra un mattone.

[15] Par che camini sopra l’uova.

[16] Un’altra volta voglio mandarlo a chiamar la morte perché non torna mai.

[17] Trova sempre il luogo preso alla predica.

Tempo

[1] Chi ha tempo, non aspetti tempo.

[2] L’hore non tornano a dietro.

[3] Tempo viene per chi può aspettare.

[4] Il tempo passa e se ne porta il tutto.

[5] Facendo male e proponendo il bene, il tempo passa e la morte ne viene.

[6] Tempo perduto non mai più si racquista.

[7] Col tempo e con la paglia si maturano le nespole.

[8] Chi perde la buon hora, se ne va alla mal hora.

{p. 89}

[9] Il perder tempo a chi più sa, più spiace.

La stagione vende la merce.

[10] Ogni momento a chi vuol far par molto et a chi non vuole son cent’anni poco.

[11] L’hora del pranzo al ricco è quando ha fame, del pover poi, quando ritrova pane.

[12] Molte cose il tempo cura che la ragion non sana.

[13] Assai vive chi poco vive, se nulla fa.

[14] In canutezza il tempo piange l’huomo che in gioventù ridendo spese in festa.

Temporale

[1] Né di tempo né di signoria non ti dar malinconia.

[2] Quando piove e tira vento, serra l’uscio e statti dentro.

[3] Il buon tempo non rincresce, se non quando il gran non cresce.

[4] Piccola nube guasta un bel sereno.

[5] Quando Dio vuole ad ogni vento piove.

[6] Chi si trova al cuperto quando piove, o malto o bisognoso è se si muove.

[7] Né caldo né gelo non rimasero mai in cielo.

Tribulatione

[1] Ogni legno ha il suo tarlo.

[2] Ogni porta ha il suo martello.

{p. 90}

[3] Ogn’uno ha il suo impiccato all’uscio et chi non l’ha nella porta, n’ha due in camera.

[4] Ogni statera ha il suo contrapeso.

[5] Di dietro al monte vi è la China.

[6] Nissuno sa dove gli fa male la scarpa, se non chi se la calza.

[7] I guai col pane si digeriscono.

[8] Mi restano le vinaccie senza mosto.

[9] Se io ho al collo un sonagliolo, e è chi n’ha un campanello.

[10] Chi altri tribula, se non posa.

[11] Tutto l’mondo è paese. C’è da far per tutti.

[12] I noiosi pensieri non pagano i debiti.

[13] Un carro di fastidii, non paga un quattrin di debito.

[14] Non è il più bel mestiero che non haver pensiero.

[15] Chi va a tavola ascova di campanello, può faticare et essere buono e bello.

[16] Mangiare come il cavallo della carretta, cioè col capo nel sacco.

[17] Così muore chi ha d’havere, come quel che ha da dare.

[18] Un poco di fiele, amareggia molto miele.

[19] Chi attacca i pensieri alla campana, sua persona conserva sana.

Valore

[1] Un huomo val per cento e cento vagliono per uno.

{p. 91}

[2] Val più la briglia del cavallo (dicesi d’un huomo vile ben vestito, con una collana al collo d’oro).

[3] Saviezza di pover huomo, bellezza di cortigiana, forza di facchino, non vagliono un quattrino.

[4] Huomo di valore, stima l’honore.

[5] Chi non si sa vendere, non è comprato.

[6] Il fumo va all’aria, l’acqua alla valle e la robba dove vale.

[7] Gli si può dar del voi.

[8] Merita chi gli sia fatto di berretta.

Vantarsi

[1] Ogni vantatore è in errore.

[2] La prima tacca della sua statura dice un migliaro.

[3] Ei non sa parlare, se non a mille.

[4] Tal piglia i leoni in assenza, che ha poi paura d’una pecora in presenza.

[5] Pon della [..]ria perché vuole armeggiare

[6] Ammaiva che passa la capitana.

[7] Affastella ch’io lego.

[8] Tira giù del fieno.

[9] Apre tutta la porta perché passi.

[10] Parlando di sé non la guarda alla minuta né a un filaro di case.

[11] Ha licenza di aggiornar zeri quanti vuole.

[12] Chi si loda, s’imbroda.

{p. 92}

Varietà

[1] Il mondo è bello perché è vario.

[2] Tante teste, tanti cervelli.

[3] Tanti paesi, tante usanze.

[4] Ei viene annoia al topo entrar sempre per un buco.

[5] Ei non sa fare i latini se non per gli attivi (dicesi d’uno che non sa parlar se non d’una cosa).

[6] È un grembiale da dipintori. È una insalata di monache. È un giardino di spetiali (di huomo vario e di molti varii pensieri).

Ubidienza

[1] Chi non sa fare, non sa comandare.

[2] Chi esce di commisione o male o bene, non ha ragione.

[3] Tristo a quel cavallo che va contro allo sprone.

[4] Chi è per Dio obediente ,di quel che fa non si pente.

[5] Lega l’asino dove vuole il padrone.

[6] Chi si cava le sue voglie, si trova in molte doglie .

[7] Chi ha il figliolo obediente, delle paterne fatiche non si pente

[8] Gli è meglio obedire che santificare.

Vecchiezza

[1] Chi in vecchiaia per elettione invecchia per natura (cioè chi è savio ha longa vita).

{p. 93}

[2] Vecchio è chi muore.

[3] Latale non è più erba di marzo.

[4] Non è bocciolo di rosa.

[5] Ha i primi occhi, se ben non se li riconoscono.

[6] Vecchio di Susanna (cioè vecchio lussurioso).

[7] Chi va a cavallo giovane, va a piedi vecchio.

[8] Triaca vecchia, confettion nuova.

[9] Da novello tutto par bello.

[10] Giovane è chi è sano, ricco chi non ha debiti.

[11] Non fu mai sì bella scarpa che non diventasse poi brutta ciabatta.

[12] Amico vecchio e casa nuova.

[13] La vecchiezza è un male desiderato da tutti.

[14] La gioventù è un bene che non si conosce.

[15] Con gli anni vengono gli affanni.

Vedere

[1] S’occhio non mira, cuor non sospira.

[2] L’amore è tirato dall’occhio e l’occhio dall’amore.

[3] Vede più da lontano che da presso (dicesi di uno che nota i difetti del prossimo e non vede i suoi).

Vendetta

[1] Chi vuol giusta vendetta, in Dio la metta.

{p. 94}

[2] La vendetta di Dio non piomba in fretta.

[3] Chi attende a vendicare ogni sua onta, o cade d’alto stato, o non vi monta.

[4] Tu fai al tuo nemico un bel dispetto, se procuri di star senza difetto.

[5] Non mi morse mai scorpione che io non mi medicasse con l’olio suo (dicesi di chi vide vendetta dell’ingiurie che riceve).

[6] Chi semina spine, non vada scalzo.

Vergogna

[1] È meglio arrossire che impallidire.

[2] Chi ha perso la vergogna sembra vivo una carogna.

[3] Meglio carogna rossore in volto che doglia al cuore.

[4] Se ti vergogna dir di sì, china la testa e fa così.

[5] La vergogna che una volta si perde, non mai più si r’acquista.

Verità

[1] Né a confessore, né a medico, né ad avvocato non tenere il ver celato.

[2] La verità è figliola del tempo.

[3] Spesso si die tacere quel vero che mensogna può parere.

{p. 95}

[4] Molti lodano la verità che per se pigliano la fallità.

[5] La verità quando medica è amara che però a pochi è cara.

Vesti

Pretiosa vestis est nidus luxurie et moderatum indumentum est signum compositis mentis

[1] Fa che la cappa non sia maggiore della borsa.

[2] Vesti una colonna e pare una gran donna.

[3] Chi ha una della veste con poca spesa, può andare alle feste.

[4] Freno indorato non migliora il cavallo. Il bel vestire lo fanno tre m, cioè: nero, nuovo e netto.

[5] Chi dell’altrui si veste, presto si spoglia.

[6] Mangia a tuo modo e vesti a modo d’altri.

[7] La tale già che non può far pompe, fa le foggie.

[8] Se non puoi portar la seta, porta la lana.

[9] Spesso sotto habito vile s’asconde un cor gentile.

Viaggio

[1] Piccola giornata, bel tempo, denari e buone spese ti condurranno sano in ogni paese.

[2] Il più difficil passo di tutto il viaggio è quello della porta di tua casa.

[3] Chi lascia la via vecchia per la nuova spesse volte ingannato si trova.

{p. 96}

[4] La via buona non è mai lunga.

[5] Chi lascia per il monte la via piana, o trova sasso o non trova fontana,

[6] Lunga via, lunga bugia (per dirsi manco etc).

[7] Chi va e torna, fa un buon viaggio.

[8] E fa un gran guadagno chi nel viaggio trova un buon compagno.

[9] Buona mattinata, buona giornata.

[10] Chi vuol buon fatto dall’ hoste, gli dia buone parole.

[11] Chi non torna di corto, si può metter per morto.

Vicino

[1] Chi ha il cattivo vicino, ha il mal mattino.

[2] Né mulo né mulino né fiume o forno per vicino.

[3] Acqua lontana non spegne fuoco.

[4] Chi affitta al suo vicino aspetti un mal mattino.

Villano

[1] Il villano punge chi l’unge, et unge chi lo punge.

[2] Il nobil ama et il villano teme.

[3] Al villano non dare la chiave in mano.

[4] Al villano dagli la zappa in mano.

[5] Non è villano perché in villa sia, ma villano è perché usa villania.

{p. 97}

[6] Quasi sempre il villano è interessato e resta tutto ciò spesso gabbato.

Vino

[1] Chi vuol vin dolce, non imbotti agresto.

[2] Al buon vino non bisogna frasca.

[3] Vino del C.O.S. cioè che ha colore, odore, sapore.

[4] Vino delle messe.

[5] Vino dell’o, che si dice, o è buono.

[6] Rasciugare i cristalli. ferrare agosto.

[7] Bere per la sete avvenire, esser morso dal cane nero (significano bere molto e imbriacarsi).

[8] L’acqua marcisce i pali e rompe le steccate. Dicono coloro che non vogliono acqua nel vino.

Virtù

[1] Ha più virtù che la rosa.

[2] Colui che di virtù non ha lo scudo. Mancharebe la robba, resta nudo.

[3] Buona e bella gioventù di chi attende alle virtù.

[4] Poco importa esser ricco et ingegnoso, se non sei anco virtuoso.

{p. 98}

Utile et interesse

[1] Ogn’uno tira l’acqua al suo mulino.

[2] Ogni carne mangia il lupo, ma la sua la leva.

[3] Abbassati et acconciati.

[4] Trattami da VI e dammi del TU.

[5] Non vuol galline che non faccino uova.

[6] Preme più la camicia che la gonnella.

[7] Ogni gallina ruspa a sé.